di Giampiero Enna
Sì, purtroppo, la grande quercia (quercus ilex) della Scuola primaria di Via Solferino, a Oristano, ha finito di vivere. Ho provato un grande dispiacere nel vederla spoglia, con i rami anneriti tesi verso il cielo, senza più vita. Ogni anno, il primo giorno di scuola, gli insegnanti la presentavano ai nuovi iscritti e ai loro genitori: maestosa, imponente, sempre giovane, nonostante l’età. Sotto i suoi rami si avvertiva un profumo che evocava la terra con note delicate di macchia mediterranea. Tutti restavano ammirati davanti alla sua forza e bellezza.
Fu messa a dimora nel 1934. Prima di allora ci furono stati altri due tentativi. Il 31.10.1927, in occasione della commemorazione del quinto anniversario della “Marcia su Roma”, ma non attecchì. Una seconda volta dopo la morte del fratello minore di Mussolini, Arnaldo, avvenuta il 21 dicembre del 1931. Solo dopo il terzo tentativo, nel 1934, una nuova quercia attecchì con successo e crebbe , anno dopo anno, fino a diventare la grande quercia attorno alla quale generazioni e generazioni di alunni oristanesi hanno svolto attività ricreative e pratiche coi loro maestri e maestre.
Il terreno dove fu messa a dimora, e nel quale fu costruito l’edificio scolastico, faceva parte dell’orto Meloni. L’acquisto del terreno comportò lunghe discussioni in seno al Consiglio comunale. I contrari sostenevano che la via Solferino e la via Othoca erano spesso attraversate da mandrie di buoi e altri animali che potevano costituire pericolo per l’incolumità degli alunni. La maggioranza dei consiglieri si dichiarò favorevole oltre che per motivi economici, per ragioni urbanistiche: con l’abbattimento di alcune casupole in parte diroccate nella via G.M. Angioy, si sarebbe aperto un varco, l’attuale vicolo Angioy, che avrebbe messo in comunicazione la scuola con su potu, il centro, e su brugu, il sobborgo, con le sue vie: sa ruga ‘e Matta via Arborea, sa ruga ‘e is ballus, via Aristana, sa ruga ‘e mastru Larentziu e sa ruga ‘e is Perrias, via Amsicora, sa ruga ‘e Peppi Enna, via Gialeto, considerate tra le più belle e importanti de su brugu.
Con l’apertura del nuovo passaggio si sarebbe posto fine “non certo all’antagonismo storico tra il centro e i sobborghi (cosi si esprimeva allora un cronista dell’Unione Sarda), ma all’ innegabile differenza tra i figli degli abitanti del centro e quelli de su brugu, che avrebbero frequentato per la prima volta la stessa scuola”.
Il caseggiato scolastico, realizzato su progetto definitivo dell’ing. Davide Cova, venne costruito tenendo conto dell’esposizione per l’illuminazione naturale delle aule nel periodo invernale, con un sistema d’areazione per il ricambio dell’aria, il refettorio, l’infermeria, il giardino, un grande piazzale interno per le attività fisiche all’aperto. La mattina gli alunni arrivavano a scuola con in mano la rigida cartella di cartone pressato contenente i quaderni, la matita, l’astuccio di legno con i pennini, il libro di Lettura e il Sussidiario. Numerosi erano quelli che avevano anche un cucchiaio avvolto in un tovagliolo per poter consumare la minestra che preparavano alla refezione. Si radunavano nel cortile interno, si disponevano in fila e al suono della campana ordinatamente raggiungevano con i loro maestri le ampie e luminose aule.
La quercia riunì e accolse sotto i suoi rami i bambini della nostra città senza differenze in base al censo. L’insieme della scuola con la quercia era come un grande affresco realizzato con armonia e bellezza da chi ci ha preceduto. Quell’insieme ha rappresentato e rappresenta ancora oggi un patrimonio della collettività che ha accompagnato una parte della storia della nostra città. Quest’anno la quercia avrebbe compiuto 86 anni. Dopo averla ricordata e ringraziato chi ce l’ha lasciata in dono, sarebbe bello se con la Dirigente dell’Istituto, gli insegnanti, gli alunni e l’aiuto del nostro Sindaco, noi cittadini di Oristano, potessimo mettere a dimora in città e nelle frazioni, non appena sarà possibile, non una ma tante altre piante come quella di via Solferino. Così, ogni giorno, passando accanto a loro, sapremmo indicarne i nomi e le forme di vita. Le scuole continuerebbero ad aiutare ancora tante generazioni di alunni a diventare cittadini responsabili che si prendono cura della propria città e provano meraviglia per la vita e la funzione delle piante, così come l’abbiamo provata noi per la grande quercia della scuola primaria di via Solferino.
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