Gilda

lunedì 15 giugno 2015

Buona Scuola. Stop and go



La strada della riforma in Parlamento si fa sempre più tortuosa. Cerchiamo di capire a che punto si trova.
La scorsa settimana si è conclusa in commissione Istruzione al Senato (la VII) l’illustrazione degli emendamenti al Ddl Scuola. Sarebbe stato tutto pronto per l’inizio delle votazioni se la commissione Bilancio (V) avesse espresso i previsti pareri obbligatori su tutti gli emendamenti, che sono 2.200.
Invece la V si è per ora espressa solo sui primi due articoli, certamente tra i più importanti, ma solo due su 26, e questo consente alla VII di votare solo su quei due articoli. La V, presieduta dal senatore Azzollini, alle prese col noto caso che lo riguarda, ha dovuto anche interrompere i lavori per consentire ai parlamentari di recarsi in aula per votare sui nuovi giudici costituzionali.
Sulla carta la V potrebbe recuperare con un superlavoro diurno e notturno, ma da martedì 16 giugno, con due sedute a settimana fino al 24 giugno, la Giunta per le immunità ha in calendario la richiesta di arresto per il senatore Azzollini, e i senatori della V potrebbero essere richiamati in Aula per altri impegni. Nel frattempo i 15 giorni di riflessione annunciati dal premier Renzi sono già in buona parte trascorsi, e non è chiaro se le mediazioni intervenute – e quelle ancora da concludere – consentiranno l’approvazione della legge senza spaccature all’interno della maggioranza, foriere di importanti conseguenze politiche, dallo slittamento della legge con relative assunzioni al varo della legge stessa in forma di decreto legge.
Un decreto che conterebbe le mediazioni ma che, nella situazione di forte tensione politica che si determinerebbe in Parlamento, soprattutto al Senato, sarebbe sottoposto a rischi e sorprese. A meno che il Governo decida di riunire i 26 articoli in un unico articolo con centinaia di commi (non mancano i precedenti) e che ponga la fiducia sulla sua conversione in legge…
Non sarebbe certo la via di una riforma organica e condivisa, come dovrebbe essere in un Paese che guarda alla scuola come patrimonio di tutti.
(da TuttoscuolaNews)

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