Il Tema assegnato alla VII Commissione
AFFARE
ASSEGNATO
Valutazione
del riordino della scuola secondaria di secondo grado, impatto del
precariato sulla qualità dell'insegnamento e recenti iniziative del
Governo concernenti il potenziamento di alcune materie e la
situazione del personale
AMBITI
TEMATICI
L’obiettivo
della procedura consiste nell'ascoltare i protagonisti della scuola e
tutti gli stake
holders
del sistema formativo e scolastico per:
- tracciare un bilancio, dopo cinque anni, del riordino della scuola secondaria di secondo grado, onde verificare i punti di forza e di debolezza della scuola italiana;
- ascoltare i suggerimenti per colmare le lacune del sistema scolastico italiano, anche alla luce di quanto contenuto nella proposta de "La buona scuola", al fine di inserire l’insegnamento della storia dell’arte, della musica, delle discipline economiche, delle lingue straniere con la metodologia del content and language integrated learning (CLIL) e del coding dell’informatica, non in una logica meramente additiva;
- comprendere come sviluppare serie politiche di orientamento scolastico e lavorativo tra scuola secondaria di primo e secondo grado e tra scuola secondaria di secondo grado e alta formazione tecnica, università e mondo del lavoro;
- capire come rafforzare il rapporto tra scuola e impresa, affinchè la scuola possa formare cittadini che abbiano i mezzi, le conoscenze e le competenze per vivere da protagonisti il mondo del lavoro;
- analizzare il meccanismo di valutazione degli insegnanti così come delineato ne "La buona scuola", con particolare riferimento non solo al superamento degli scatti d'anzianità ma anche alla nuova figura del docente Mentor.
La risposta della Gilda
NOTE SINTETICHE AUDIZIONE SENATO DELLA REPUBBLICA VII COMMISSIONE 18/11/2014
La
FGU-Gilda degli Insegnanti ha espresso con specifici documenti una
serie di critiche la progetto di “Buona Scuola” proposto dal
Governo Renzi (alleghiamo per tutti i Senatori della VII Commissione
una nostra pubblicazione in merito). In preambolo la vera riforma da
anni attesa è quella relativa alla stabilizzazione del precariato e
alla costituzione dell’organico funzionale di istituto o di reti di
scuola. Ricordiamo che la stabilizzazione del precariato ormai è
atto dovuto di fronte alla prossima sentenza della Corte di Giustizia
Europea attivata dopo il ricorso portato avanti dalla FGU-Gilda degli
Insegnanti. Per evitare sanzioni da parte dell’UE è pertanto
necessario trasformare i contratti dei docenti assunti a tempo
determinato nella scuola statale in possesso di abilitazione e con
almeno tre anni di servizio. Esprimiamo invece perplessità circa il
promesso “svuotamento delle Graduatorie ad Esaurimento” dove sono
inseriti potenziali docenti che non hanno mai fatto un giorno di
supplenza nella scuola statale o che hanno svolto servizi solo nella
scuola privata paritaria. Manca ancora una chiara definizione
organizzativa della tipologia “rete di scuola”.
- Bilancio dopo il riordino della secondaria di secondo grado (Riforma Gelmini e provvedimenti successivi)
Diamo un giudizio completamente
negativo sulle modalità e gli effetti prodotti dall’ultima riforma
della secondaria di secondo grado. Di fatto il complesso delle norme
incardinate nella L.n. 133/2008 ha determinato essenzialmente un
taglio pesante delle risorse impiegate nella scuola statale e una
radicale diminuzione degli organici. I processi di semplificazione
dell’offerta formativa con la riduzione degli indirizzi, obiettivo
in sé apprezzabile, si sono coniugati con una accentuazione dei
parametri di autonomia da parte dei singoli Istituti scolastici che
hanno determinato una situazione confusa che toglie valore agli
standard di conoscenza e competenza che dovrebbero essere raggiunti
dagli studenti a conclusione del ciclo di studi. La stessa
accentuazione sulle competenze, in senso troppo spesso astratto, ha
portato nei fatti ad una riduzione dei livelli di preparazione degli
studenti essendo sacrificato nella logica di riduzione della
complessità il necessario livello di conoscenza e di saperi minimi.
Preoccupa ancor più oggi la mancanza di una visione di lungo periodo
sugli assetti dell’istruzione superiore laddove si intende proporre
la riduzione di un anno dei percorsi e l’eliminazione di fatto o
formale del valore legale del titolo di studio. In questo senso la
classe politica di governo, che ha sempre citato negli ultimi
vent’anni l’investimento nella scuola e nella formazione come uno
dei volani essenziali della crescita, sembra abdicare alle logiche
dell’economia continuando a inseguire scelte di razionalizzazione e
di riordino continuo.
La scuola italiana non ce la fa più a
sopportare riforme continue e frammentarie, che sembrano più
finalizzate a valorizzare il ministro di turno che a migliorare il
funzionamento dell’istituzione. Esse creano disagio e confusione
nei cittadini e demotivazione nei docenti che non vedono da ormai sei
anni aumenti contrattuali veri di fronte ad un aumento esponenziale
dei carichi di lavoro e delle responsabilità.
2.
Risulta incomprensibile e
contraddittoria in un tale contesto la proposta di inserimento di
alcune discipline che sono state bellamente tagliate nei curricola
scolastici o di potenziamento di esse “non in una logica meramente
additiva”. Qualcuno ci spieghi come inserire tali ambiti di
apprendimento senza aumentare orario di lezione, organici e risorse.
Sulla questione CLIL ribadiamo le nostre posizioni:
- la metodologia CLIL può essere inserita nella scuola italiana in una prospettiva di medio-lungo periodo (dieci-quindici anni) mediante una formazione seria dei docenti pagata dall’amministrazione con periodi sabbatici
- La scelta di imporre il CLIL per legge è stata una vera fesseria poiché era a tutti evidente che non potevano essere inventati da un giorno per l’altro insegnanti con elevatissime competenze linguistiche (livello certificato C1) in discipline non linguistiche.
- Le proposte che da anni facciamo consistono nel dare una scadenza di almeno dieci anni per la generalizzazione della metodologia CLIL in tutti i settori scolastici (partendo dalla scuola del’infanzia) investendo in processi di formazione adeguati e sostenuti con risorse vere a carico dell’amministrazione e con una riforma del reclutamento e delle lauree per l’insegnamento che preveda il conseguimento del livello B2 per tutti i futuri docenti (non esclusivamente nella lingua inglese). Il livello B2 certificato a nostro avviso è più che sufficiente per inserire il CLIL nella scuola italiana (ciò avviene del resto anche negli altri paesi UE).
3.
Il problema dell’orientamento
scolastico è molto serio. In particolare a conclusione della
secondaria di primo grado esso avviene in una sorta di libero mercato
in cui non contano tanto le reali competenze raggiunte e
raggiungibili dagli studenti, ma il marketing fatto dai singoli
Istituti e dalle aspettative delle famiglie. Ciò ha determinato
negli ultimi anni un pericoloso depotenziamento dell’istruzione
tecnica e professionale conseguente anche alla confusione sulle
competenze nella gestione del settore operata da Stato e Regioni.
La Gilda è da sempre convinta che
l’introduzione di un sistema duale alla tedesca possa essere una
soluzione anche agli attuali problemi inerenti il mismatch tra
formazione e mercato del lavoro in Italia. Ciò significa introdurre
una canalizzazione nei segmenti dell’istruzione superiore
determinata dal conseguimento di reali crediti formativi nelle
specifiche aree disciplinari da parte degli studenti.
4.
Il raccordo tra scuola e impresa, con
particolare riferimento al segmento dell’istruzione tecnica e
professionale, è essenziale ma deve garantire che la scuola pubblica
sia sempre autonoma dalla sfera degli interessi immediati delle
imprese. In particolare la fragile struttura delle piccole e medie
imprese italiane abbisogna di un collegamento nella ricerca e
sviluppo con settore formativo con una strategia di medio periodo
all’interno di una reale politica industriale che sembra mancare
nel nostro Paese negli ultimi anni.
Il pericolo che è presente in molti
passi del documento “la buona scuola” del governo Renzi è che
l’istruzione secondaria di secondo grado possa curvare in modo
servile la sua offerta formativa, anche per ottenere finanziamenti
specifici, ai bisogni delle imprese attualmente incapaci di creare
ambiti propri di formazione.
5.
Sulla questione concernente gli scatti
di carriera dei docenti, la Gilda ribadisce che è necessario
mantenere la progressione di carriera per anzianità. Le proposte
sulla valorizzazione del merito invece possono essere prese in
considerazione come elementi di accelerazione di carriera e per il
conseguimento di posizioni funzionali da definire chiaramente
nell’organizzazione della didattica e dell’istituzione
scolastica.
La Gilda da tempo ha proposto ad
esempio la figura del coordinatore della didattica (che chiamiamo
semplicemente preside elettivo) che deve affiancare l’attuale
dirigente scolastico nella gestione del piano dell’offerta
formativa in analogia con il modello presente nella governance degli
Istituti AFAM.
Riteniamo non accettabile la proposta
del governo di abolire gli scatti di anzianità per sostituirli con
confusi scatti di competenza in cui si sommano modelli di valutazione
individuale ancora da definire, riconoscimento di percorsi formativi
senza stabilirne livello e serietà, ecc. Da calcoli precisi è in
ogni caso evidente che gli scatti di competenza rappresentano una
oggettiva decurtazione dei livelli stipendiali attuali nel corso
della carriera.
In merito alla figura del mentor,
esprimiamo grandi perplessità poiché esso rischia di ridursi ad un
ennesimo collaboratore del dirigente con competenze sulla
valutazione, sulla formazione dei colleghi e sui tirocini dei futuri
docenti. E’ una figura inutile. Basterebbe valorizzare l’attuale
comitato di valutazione e le figure di tutoraggio già esistenti.
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