Allegato alla Deliberazione G.R n. del
LINEE GUIDA PER IL DIMENSIONAMENTO DELLA RETE SCOLASTICA PER L’ANNO 2015/2016
1. Obiettivi dell’azione di governo
La qualificazione del capitale umano e sociale rappresenta una priorità di azione della Giunta regionale, in
quanto investire nell’istruzione non comporta solo vantaggi formativi e culturali, ma anche importanti risultati
in termini di aumento del PIL e di mobilità sociale.
L’analisi del contesto regionale relativo all’istruzione vede la Sardegna caratterizzarsi per bassi livelli di
apprendimento degli studenti e per alti tassi di abbandono scolastico. Tutto ciò è causa di forti disparità tra i
giovani della regione, in uno scenario nazionale e internazionale di crisi economica che ha ulteriormente
accentuato le disuguaglianze sociali e territoriali.
La dispersione scolastica in Sardegna costituisce una vera e propria emergenza sociale; la percentuale
stimata di giovani che abbandonano prematuramente gli studi è pari al 24,7%, superiore di 7,4 punti alla
media nazionale e di 3,3 alla media del mezzogiorno, mentre il tasso di abbandono alla fine del primo
biennio delle scuole secondarie si attesta al 10,8%, a fronte di una media italiana pari al 7,3% e a una media
del mezzogiorno di 8,3% (ISTAT-DPS).
Inoltre i dati relativi alle prove OCSE-PISA sulle competenze di base attestano che il 27,3% studenti ha
scarse competenze in lettura (19,5% in Italia), mentre sono 33% (24,7% Italia) quelli con scarse competenze
in matematica (ISTAT-DPS).
La rinuncia agli studi porta tanti giovani ad entrare in un limbo nel quale non studiano, non lavorano e non si
formano professionalmente, i cosidetti “Neet" (dall'inglese not in education, employment, training), che si
stima rappresentino ormai il 28% della popolazione nella fascia d’età tra i 15 e i 19 anni.
Tutte queste problematiche si riflettono poi nell’evoluzione dell’istruzione superiore (terziaria). Gli indicatori
relativi al rapporto studenti maturi/studenti immatricolati, ai tassi di passaggio dal primo al secondo anno dei
corsi di studio universitario e i tassi di abbandono, l’alta percentuale di laureati fuoricorso, segnalano una
condizione di difficoltà del sistema di istruzione e formazione sardo alla quale occorre rispondere in maniera
sistemica.
A fronte di tale allarmante situazione, la Giunta regionale pone come obiettivo di legislatura la lotta alla
dispersione scolastica e all’abbandono universitario, il miglioramento delle competenze degli studenti sardi,
l’innalzamento qualitativo degli studi a tutti i livelli e la loro articolazione e distribuzione nel territorio,
improntando la propria azione di governo in tema di istruzione alle seguenti direttrici:
Sostenere gli studenti in difficoltà attraverso azioni di recupero delle competenze in itinere, misure di
sostegno educativo e psicologico, sussidi e incentivi economici.
Incentivare e sostenere gli insegnanti nello sforzo di innovazione degli approcci, dei metodi e delle
tecnologie educative.
Rafforzare la continuità educativa sin dai primissimi anni di scolarizzazione del bambino, tramite
azioni di orientamento verticale e orizzontale, privilegiando l’orientamento formativo, per garantire un
approccio integrato all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita.
Rafforzare le azioni tese a far vivere agli allievi la scuola come comunità educativa e inclusiva che
fornisce appropriati strumenti di lettura e di acquisizione delle conoscenze, che si pone come luogo
di formazione che non si appiattisce sull’apprendimento ma che favorisce lo sviluppo di relazioni e di
scambi comunicativi, aprendo le istituzioni scolastiche alle contaminazioni culturali.
Valutare il patrimonio edilizio scolastico esistente attraverso l’implementazione dell’anagrafe
dell’edilizia scolastica in modo da garantire la costante riqualificazione e manutenzione degli edifici
scolastici funzionali agli obiettivi educativi regionali e al concetto di scuola sottesa agli stessi.
Costruire una governance dell’istruzione e della formazione che consenta la programmazione
partecipata con le realtà territoriali attraverso la realizzazione di basi conoscitive adeguate, e
l’adozione di metodi di monitoraggio e valutazione come prassi ordinaria nella pianificazione degli
interventi.
Costruire un sistema di formazione e istruzione terziario tecnico professionale di eccellenza che
permetta di rispondere alle strategie di qualificazione della forza lavoro nelle diverse aree della
Sardegna e di connettere formazione, ricerca applicata e impresa.
In questo contesto, il Piano di dimensionamento scolastico, che definisce l'articolazione territoriale delle
autonomie scolastiche e dei punti di erogazione del servizio per le scuole di ogni ordine e grado, è uno dei
principali strumenti in mano al governo regionale.Il miglioramento e l’innovazione della scuola sono infatti
strettamente legati ad un’opportuna organizzazione della rete scolastica, che deve essere strutturata al fine
di garantire bacini di popolazione scolastica adeguati per poter attuare politiche incisive e strutturate nel
tempo. La Giunta regionale intende affrontare e superare tali inefficienze nel corso della legislatura. Queste,
infatti, non soltanto inficiano l’economicità dell’azione amministrativa, ma hanno effetti di lungo periodo
soprattutto riguardo all’efficacia delle politiche di istruzione.
Relativamente alla definizione della rete scolastica, gli obiettivi generali di legislatura sono:
Ridisegnare la rete scolastica in modo tale da assicurare stabilità nel tempo alle istituzioni
scolastiche e ai punti di erogazione del servizio e al fine di garantire un’offerta di eccellenza sia in
termini di ambienti scolastici che in termini di offerta didattica qualificata e improntata all’innovazione.
Superare il modello delle pluriclassi, in ogni ordine di scuola, nella prospettiva di mantenere livelli
didattici e formativi orientati alla qualità del servizio e all’efficacia del processo di insegnamentoapprendimento.
Sostenere la creazione di “poli territoriali scolastici” al fine di riorganizzare i bacini di utenza relativi
alle scuole del primo ciclo (primaria e secondaria di primo grado) potenziando i servizi scolastici e il
tempo pieno.
Garantire la presenza della scuola in quei territori caratterizzati da reali e ineludibili situazioni di
marginalità geografica ed economico sociale, attuando azioni mirate per mitigare gli effetti
dell’isolamento.
Proporre alle comunità locali un’offerta formativa di II grado di alto livello, articolata sulla base delle
specificità territoriali e dell’esigenza di garantire parità di accesso all’istruzione superiore da parte di tutti
gli studenti, cheassicuri alle scuole dotazioni adeguate nonché la necessaria capacità di confronto,
interazione e negoziazione con le istituzioni operanti nell'ambito territoriale di pertinenza.
Limitare il modello degli Istituti Globali alle situazioni di estrema marginalità geografica.
Favorire la nascita e lo sviluppo degli Istituti Tecnici Superiori, in un’ottica di integrazione con l’offerta
formativa tecnico professionale e con le identità economico sociali dei territori e con l’obiettivo di
innalzare la qualità dell’intera filiera e costruire un’offerta formativa terziaria all’avanguardia.
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Strutturare un legame funzionale tra i sistemi dell’istruzione, della formazione professionale,
dell’università e del lavoro.
2. Normativa di riferimento
Di seguito si riportano le principali fonti normative di riferimento:
Artt. 138-139 DLgs 112/1998, “Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle
Regioni ed agli Enti Locali, in attuazione del capo I della L 15 marzo 1997, n. 59”, recepito
nell’ordinamento regionale con le norme d’attuazione contenute nel DLgs 234/2001, attraverso la LR
9/2006, art. 72 lett. a), b) e c).”
DPR 233/1998 “Regolamento recante norme per il dimensionamento ottimale delle istituzioni
scolastiche e per la determinazione degli organici funzionali dei singoli istituti, a norma dell'articolo 21
della L 15 marzo 1997, n. 59”.
Art. 64 della L 133/2008 “Conversione in legge, con modificazioni, del DL 25 giugno 2008, n. 112,
recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la
stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria”.
DPR 81/2009 “Norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo
delle risorse umane della scuola, ai sensi dell’articolo 64, comma 4, del DL 25 giugno 2008, n. 112,
convertito, con modificazioni, dalla L 6 agosto 2008, n. 133”.
DDPR. 87, 88, 89/2010. Regolamenti recanti norme per il riordino degli istituti professionali, tecnici e
dei licei.
Art. 4 c. 69 della L 183/2011 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello
Stato (Legge di stabilità 2012)”.
Art. 12 della L. 128/2013 “Misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca”;
Sentenza della Corte Costituzionale n. 200 del 2009;
Sentenza della Corte Costituzionale n. 235 del 2010;
Sentenza della Corte Costituzionale n. 147 del 2012;
DPR 263/2012 “Regolamento recante norme generali per la ridefinizione dell’assetto organizzativo
didattico dei Centri d’istruzione per gli adulti, ivi compresi i corsi serali, a norma dell’articolo 64,
comma 4, del DL 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni dalla L 6 agosto 2008, n. 133”.
Circolare MIUR 36 del 10 aprile 2014 “DPR 263/12 a.s. 2014/2015. Istruzioni per l’attivazione dei
Centri provinciali per l’istruzione degli adulti (CPIA) e per la determinazione delle dotazioni organiche
dei percorsi di istruzione degli adulti di primo livello, di alfabetizzazione e apprendimento della lingua
italiana e di secondo livello. Trasmissione schema di Decreto del Ministro dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze”.
Decreto 60 del 21 ottobre 2008 dell’Assessore regionale della Pubblica Istruzione, Beni Culturali,
Informazione, Spettacolo e Sport che istituisce il “Tavolo di confronto interistituzionale per la
riorganizzazione della rete scolastica e dell’offerta formativa regionale”.
3. Obiettivi e criteri per il dimensionamento 2015-2016
Linee Guida per il dimensionamento
della rete scolastica per l’anno 2015/2016
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Il Piano di dimensionamento della rete scolastica è il principale atto di programmazione in tema di istruzione
di competenza della Regione. Attraverso questa azione la Regione Sardegna si dota di criteri propri per
realizzare un’adeguata offerta formativa a partire dalla costituzione di un sistema scolastico integrato.
La definizione dell’offerta formativa per il 2015-2016 non può prescindere da un’attenta valutazione dei
seguenti elementi:
La consistenza della popolazione scolastica residente nell'area territoriale di pertinenza e dei trend
demografici previsti.
Le caratteristiche demografiche, orografiche, economiche e socio-culturali del bacino di utenza.
- Le risorse umane assegnate alla regione costituenti l’organico del personale dirigente,
docente e ATA, dato che un consistente scollamento tra istituzioni scolastiche e organico può avere forti
ricadute negative sull’organizzazione territoriale della scuola e sull’offerta formativa.
Il procedimento di dimensionamento portato aventi dalla Regione e dagli Enti Locali per il 2015-2016 ha il
vantaggio di poter fare affidamento su una situazione in termini di autonomie e di punti di erogazione del
servizio rimasta relativamente stabile nel corso degli ultimi anni. Tale circostanza consente di poter effettuare
analisi puntuali relativamente all’adeguatezza dei diversi bacini di utenza, soprattutto in termini di risultati
ottenuti dagli studenti e di valutazione delle condizioni e delle potenzialità del patrimonio scolastico esistente,
al fine di apportare variazioni migliorative alla rete scolastica sulla base dei seguenti obiettivi:
- Sostenere i Comuni che manifestano la volontà di cooperare tra loro per sviluppare nuove
scuole ispirate ai più avanzati modelli didattici. L’obiettivo è di soddisfare in modo efficiente i bisogni
formativi e culturali di territori caratterizzati da fenomeni di isolamento e spopolamento, privilegiando le
proposte che nascono da una visione sovracomunale e che interessano territori particolarmente colpiti
dalla dispersione scolastica. Il raccordo fra Enti Locali, protagonisti principali del procedimento del
dimensionamento, è basilare per programmare gli investimenti sulla riqualificazione degli edifici
scolastici, sulle mense, sugli alloggi e su ogni barriera o ostacolo che impedisca un esercizio concreto
del diritto allo studio.
- Adottare modelli che non prevedano la pluriclasse e favoriscano l’adozione del tempo pieno,
soprattutto nella scuola primaria e in particolare nelle aree che intendono avviare esperienze di
accorpamento, anche per il tramite di linee di finanziamento dedicate per la riqualificazione e
l’ampliamento degli edifici scolastici a valere sul programma Iscol@.
- Adottare l’istituto comprensivo come modello di riferimento nell’organizzazione scolastica del I
ciclo di istruzione al fine di favorire percorsi di continuità educativa e didattica.
- Assicurare le opportune sinergie con il sistema di trasporto scolastico. In tale direzione è da
vedere il coinvolgimento, per la prima volta, nella procedura del dimensionamento dell’Assessorato
regionale dei Trasporti.
A fronte di tali obiettivi e di tali situazioni di contesto, si riportano di seguito i criteri a cui dovranno attenersi
le Province nella redazione dei propri piani di dimensionamento relativamente alla definizione delle
autonomie scolastiche alla definizione dei punti di erogazione del servizio e dei CPIA.
Autonomie scolastiche
La L.128/2013 stabilisce che a decorrere dall’a.s. 2014-2015 i criteri per la definizione dell’organico dei
dirigenti scolastici e dei DSGA sono definiti con Decreto del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della
Ricerca, di concerto con il Ministro dell’Economia e della Finanze, previo accordo in sede di Conferenza
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unificata. Fino al termine dell’anno scolastico nel corso del quale è adottato l’accordo si applica quanto
previsto dai commi 5 e 5bis dell’art. 19 della L 111/2011 come modificato dalla L 183/2011, art. 4 comma 69.
La mancata stipula dell’accordo e la conseguente mancata adozione del Decreto Interministeriale comporta
la vigenza della regola che stabilisce che alle Autonomie scolastiche con un numero di alunni inferiore a 600
unità, ridotto fino a 400 per quelle ubicate nelle piccole isole e nei comuni montani non possano essere
assegnati dirigenti scolastici con incarico a tempo indeterminato così come non può essere assegnato un
posto di direttore dei servizi generali ed amministrativi (DSGA).
Ciò premesso, per l’anno scolastico 2015-2016 la Regione Sardegna si atterrà ai seguenti criteri:
a. Le Autonomie scolastiche dovranno essere composte da un numero di alunni non inferiore a
600 unità, anche al fine dell’assegnazione del DS e del DSGA, e non superiore alle 900 unità, avendo
come parametro di riferimento l’organico di fatto 2014-2015; a tale parametro massimo si può
derogare nelle aree ad alta densità demografica e in istituzioni scolastiche che richiedono specifiche
dotazioni tecnologiche o strutturali funzionali ad un corretto svolgimento della didattica.
b. Per le Autonomie scolastiche situate in comuni montani o nelle piccole isole, il numero
minimo degli alunni è ridotto a 400; per quanto riguarda l’identificazione dei comuni montani, si farà
riferimento alla LR 12/2005 e alla nota MIUR. 8220 del 7.10.2011, che a sua volta prende come
riferimento il documento ufficiale “Elenco Ufficiale Comuni di Montagna” (ex L 90/1957).
c. Potranno essere costituti istituti globali unicamente in località che si trovino in oggettive
condizioni di isolamento e marginalità geografica; l’istituto globale all’interno del piano di
dimensionamento dell’offerta formativa regionale è inteso come scelta residuale dettata da vincoli
oggettivi e non come elemento strutturale dell’offerta formativa sarda.
Potranno essere proposte Autonomie scolastiche con valori inferiori a quelli previsti dalle
disposizioni di legge richiamate unicamente qualora ricorrano almeno 2 delle seguenti 3
condizioni, e purché in ambito provinciale vi siamo istituzioni scolastiche che presentino valori
sufficienti a compensare adeguatamente i valori inferiori salvaguardando la media di
riferimento:Previsione di incremento della popolazione scolastica. Per le scuole del I ciclo il
requisito si dimostra tramite le statistiche demografiche del/i Comune/i costituenti il bacino di
utenza dell’Autonomia. Per le scuole secondarie di II grado, oltre alla valutazione delle
statistiche demografiche relative alla specifica fascia di età e alla percentuale di iscrizioni alla
scuola secondaria di II grado, si dovrà fare riferimento al trend di iscrizioni dell’Autonomia, che
deve essere obbligatoriamente crescente e in grado di supportare nel medio periodo la scelta
di mantenere l’Autonomia.
Condizioni oggettive di isolamento geografico. Il parametro di riferimento è dato dal tempo di
percorrenza media rispetto ad altre Autonomie dello stesso ordine, che non deve essere di
norma superiore a 30 minuti per le scuole del primo ciclo e a 45 minuti per le scuole
secondarie di II grado.
Numero di studenti disabili. Potrà essere valutata la proposizione dell’Autonomia per scuole
che abbiano una percentuale di disabili – rispetto al numero totale degli studenti - superiore al
4%.
d. Non potranno in ogni caso essere proposte Autonomie sottodimensionate nei Comuni con
popolazione superiore ai 10.000 abitanti.
Linee Guida per il dimensionamento
della rete scolastica per l’anno 2015/2016
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e. Le Autonomie proposte relativamente al I ciclo di studi dovranno essere tendenzialmente
improntate al modello dell’Istituto Comprensivo, avere il più possibile una connotazione territoriale ed
essere coerenti con l’effettivo percorso di studi scelto dagli studenti (es: nelle città privilegiare il
modello dei Comprensivi di quartiere); la proposizione di Autonomie costituite unicamente da
Direzione Didattiche o da Istituti secondari di I grado dovrà essere adeguatamente motivata e non
potrà basarsi su meri calcoli numerici. L’attivazione di nuovi Istituti Comprensivi dovrà avvenire
secondo una progressione che privilegi l’accorpamento e la razionalizzazione di circoli didattici e
scuole secondarie di I grado attualmente sottodimensionate e di Istituti Comprensivi in sofferenza
numerica per formare Istituti Comprensivi correttamente parametrati.
f.Nel caso in cui si proceda all’aggregazione di due o più Autonomie scolastiche, mantiene
l’Autonomia l’Istituzione con il maggior numero di allievi.
g. Relativamente alla scuola secondaria di II grado, per l’anno scolastico 2015-16 verrà
attentamente valutato se attivare nel piano di dimensionamento regionale nuovi indirizzi nei corsi di
studio; ciò al fine di consentire una più attenta e matura valutazione dei risultati fin qui ottenuti dalla
complessa offerta formativa dell’istruzione secondaria superiore che permetta un ridisegno e un
riequilibrio di tale offerta a livello territoriale per l’anno 2016-2017. Per l’anno scolastico 2015-2016
potrà essere ampliato il numero degli ITS.
Qualora non sia possibile addivenire ad una soluzione ottimale del problema dei sottodimensionamenti a
livello di tavolo provinciale, potranno essere attivati appositi tavoli tra Province contigue; le Autonomie
proposte dovranno comunque far parte dello stesso Ufficio scolastico provinciale.
Punti di erogazione del Servizio (PES)
La Regione con il presente dimensionamento intende avviare un percorso finalizzato all’accorpamento di tutti
i PES sottodimensionati formati esclusivamente da pluriclassi, al fine di procedere verso il superamento
completo di tale modello organizzativo che mortifica la qualità degli apprendimenti. Tale percorso di
razionalizzazione dovrà riguardare sin da subito i PES maggiormente sottodimensionati, avviando un
percorso di chiusura delle pluriclassi, consentendone l’attivazione solo in situazioni di assoluta e oggettiva
necessità, in aree isolate e disagiate, senza che vi sia la possibilità di attivare pluriclassi comprendenti tutte e
cinque le classi di corso per la scuola primaria e tutte e tre le classi per la secondaria di I grado.
La riorganizzazione della rete scolastica, rispettosa di specifiche situazioni locali, si atterrà ai seguenti criteri:
I PES di scuola dell’infanzia sono di regola costituiti in presenza di almeno 30 bambini per i PES
ordinari e 20 bambini - in deroga - per i PES situati in comuni montani o piccole isole. E’ possibile una
riduzione dei parametri 30/20 per un ulteriore 10% in presenza di particolari e oggettive situazioni di
isolamento geografico, in caso di documentate previsioni di incremento demografico o in altri casi
eccezionali debitamente motivati. La Regione, in considerazione dell’importanza di mantenere i bambini
nella fascia di età 3-5 anni quanto più possibile vicino alla propria residenza, tutela tutti i PES di scuola
dell’infanzia attualmente esistenti, compresi quelli sottodimensionati.
I PES della scuola primaria sono di regola costituiti in presenza di almeno 50 alunni per i PES ordinari e
30 alunni - in deroga - per i PES situati in comuni montani o piccole isole. E’ possibile una riduzione dei
parametri 50/30 per un ulteriore 10% in presenza di particolari e oggettive situazioni di isolamento
geografico, in caso di documentate previsioni di incremento della popolazione scolastica o in altri casi
eccezionali debitamente motivati. E’ previsto l’accorpamento degli attuali PES della scuola primaria che
non raggiungono i suddetti parametri qualora gli stessi siano composti esclusivamente da pluriclassi.
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I PES della scuola secondaria di primo grado sono di regola costituiti in presenza di almeno 45 alunni
per il PES ordinari e 36 alunni, in deroga, per i PES situati in comuni montani o piccole isole. E’
possibile una riduzione dei parametri 45/36 per un ulteriore 10% in presenza di particolari e oggettive
situazioni di isolamento geografico, in caso di documentate previsioni di incremento della popolazione
scolastica o in altri casi eccezionali debitamente motivati. E’ previsto l’accorpamento degli attuali PES
della scuola secondaria di primo grado che non raggiungono i suddetti parametri qualora negli stessi sia
presente una pluriclasse.
I PES di scuola secondaria di II grado (compresi sezioni staccate, le sezioni annesse o aggregate, nonché
gli indirizzi di studio e le specializzazioni) sono di regola costituiti in presenza di almeno 20 alunni con la
previsione di un corso quinquennale. E’ possibile una riduzione di tale parametro per un ulteriore 10% in
presenza di particolari situazioni di isolamento geografico, in caso di documentate previsioni di incremento
della popolazione scolastica o in altri casi eccezionali debitamente motivatiPer le valutazioni di cui sopra si
farà riferimento al parametro relativo all’organico di fatto 2014-2015. Centri Provinciali per l’Istruzione degli
Adulti (CPIA)
Dall’a.s. 2015/2016 anche in Sardegna si dovrà provvedere all’adozione degli atti necessari alla definizione
dei Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti e alla loro inclusione all’interno del Piano di
dimensionamento della rete scolastica regionale.
I CPIA, istituiti dall’art 1 comma 632 della L 296/2006 e regolati dal DM 25 ottobre 2007, sono costituiti in
Autonomie scolastiche e sono caratterizzati da una rete territoriale provinciale che discende dalla
riorganizzazione dei Centri Territoriali Permanenti (CTP) per l’Educazione degli Adulti e dei percorsi di
secondo livello (corsi serali) in reti territoriali provinciali.
Il DPR. 263 del 29 ottobre 2012 prevede che i CPIA eroghino percorsi di primo e secondo livello, nonché
percorsi di alfabetizzazione e di apprendimento della lingua italiana; i percorsi di secondo livello saranno
realizzati dalle istituzioni scolastiche di II grado presso le quali funzionano i percorsi di istruzione tecnica,
professionale e artistica (rimanendo in essi incardinati) individuate nel Piano di dimensionamento.
I CPIA, inoltre, potranno rappresentare un reale interlocutore istituzionale per la realizzazione di azioni di
accoglienza e di orientamento. Il CPIA per ampliare la propria offerta formativa può stipulare accordi con gli
EELL e altri soggetti pubblici e privati, con particolare riferimento alle strutture formative accreditate dalla
Regione. Come previsto dalla circolare MIUR n 36/2014, il piano di dimensionamento dovrà:
identificare i CTP e le scuole carcerarie di primo livello ad essi associate da ricondurre nei CPIA;
individuare la sede principale e la rete territoriale di servizio, vale a dire le sedi associate collegate
alla sede principale, con indicazione degli edifici dove si svolgerà il servizio;
garantire una consistenza della popolazione scolastica dei CPIA coerente con i parametri di cui alla
L 183/2011 (600/400).
In assenza di tali indicazioni non potrà essere attribuita l’Autonomia ai CPIA.
Le Province dovranno valutare la situazione e la consistenza numerica dei CTP nei propri territori di
riferimento e convocare appositi tavoli – anche congiunti – al fine di garantire il rispetto delle indicazioni
sopra riportate.
4. Ruoli, procedura e tempistica
Linee Guida per il dimensionamento
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La Regione è il soggetto responsabile dell’emanazione delle Linee Guida, della convocazione del tavolo
regionale di confronto interistituzionale e della redazione del Piano di dimensionamento sulla base dei piani
provinciali, tenendo conto dell’esigenza di un loro raccordo e coordinamento per armonizzare l’offerta
formativa ed equilibrare le diverse istanze territoriali.
La struttura amministrativa regionale competente è la Direzione Generale della Pubblica Istruzione; per il
dimensionamento 2015/2016 partecipa al tavolo interistituzionale anche la Direzione Generale dei Trasporti.
Le Province convocano le conferenze provinciali e sono responsabili dei Piani provinciali di
dimensionamento di cui al D.P.R. 233 del 1998. Le Province definiscono in maniera autonoma gli ambiti
funzionali per le procedure programmatorie provinciali, all’interno delle quali organizzare le pre-conferenze
territoriali quali Unioni di Comuni o zone aventi identità storico culturali preminenti.
Le Province, hanno altresì competenza sul II ciclo di istruzione ai sensi di quanto previsto dall’art. 139 del
DLgs 112/98, e mantengono inalterato il loro ruolo per il presente dimensionamento nelle more della riforma
complessiva dell’assetto degli enti intermedi.
I Comuni hanno competenza sul I ciclo di istruzione ai sensi di quanto previsto dall’art. 139 del DLgs 112/98.
Considerata l’evoluzione in atto del quadro normativo, nonché l’esigenza di costituire strutture reticolari e
Poli territoriali di istruzione scolastica capaci di garantire adeguati livelli di qualità dell’istruzione, è
indispensabile, nell’esercizio delle funzioni a loro delegate, prevedere forme di cooperazione/associazione
tra i medesimi Comuni, auspicando, peraltro, un forte coinvolgimento delle Unioni dei Comuni.
L’Associazione Nazionale Comuni Italiani - Sezione Sardegna e l’Unione Province Italiane - Sezione
Sardegna partecipano al tavolo regionale di confronto interistituzionale.
L’Ufficio Scolastico Regionale partecipa con un ruolo consultivo alle sedute del tavolo regionale di confronto
interistituzionale, mentre gli Uffici Scolastici Provinciali partecipano con un ruolo consultivo alle preconferenze
territoriali e alla Conferenza provinciale prevista dal DPR 233/1998.
I Dirigenti Scolastici partecipano alle pre-conferenze comunali e territoriali e alla Conferenza provinciale
prevista dal DPR 233/1998, mentre gli organismi della scuola possono partecipare alle pre-conferenze
comunali e territoriali.
Altri soggetti collettivi interessati all’innalzamento della qualità e del livello del sistema dell’istruzione possono
partecipare alle pre-conferenze comunali e territoriali. Affinché i soggetti attivi deputati per legge al piano di
dimensionamento possano operare nello spirito di cooperazione potranno essere promosse conferenze più
ampie, attraverso il coinvolgimento di tutte le forme aggregative istituzionali, anche a livello distrettuale.
A seguito dell’adozione delle presenti Linee Guida da parte della Giunta regionale, le stesse verranno inviate
alla Commissione consiliare competente in materia di istruzione in applicazione dell’art. 14 della LR 31/1984
recante “norme sul diritto allo studio e sull’esercizio della competenze delegate”, e poi riapprovate in via
definitiva dalla Giunta regionale.
Le Province dovranno inviare le proposte di Piani provinciali alla Regione entro il 15 dicembre 2014
utilizzando la modulistica che verrà fornita dalla Direzione Generale della Pubblica Istruzione.
Nel caso in cui le proposte progettuali presentate dalle Province si discostino in tutto o in parte dalle
disposizioni contenute nelle presenti Linee Guida, e tale scostamento non sia adeguatamente documentato
e motivato con argomentazioni coerenti con gli obiettivi illustrati sopra, la Regione si riserva la possibilità di
attuare interventi correttivi sulla rete scolastica territoriale fornendo adeguata motivazione.
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A seguito dell’approvazione in sede di tavolo di confronto interistituzionale, il Piano di dimensionamento
regionale per l’anno scolastico 2015-2016 sarà adottato con Deliberazione della Giunta regionale entro il
20.12.2014. Il piano dovrà poi essere inviato alla Commissione consiliare competente in materia di istruzione
come indicato dalle sentenze del TAR Sardegna 692/2014 e 693/2014 in applicazione dell’art. 14 della LR
31/1984 recante “norme sul diritto allo studio e sull’esercizio della competenze delegate”, e poi riapprovato in
via definitiva dalla Giunta regionale.
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