Terminata la consultazione sulla Buona Scuola, comincia ora la difficile operazione di ordinare le 100.000 risposte del questionario, esaminare i 15 mila commenti inviati e le 3.500 proposte pervenute, al fine di integrare il documento della Buona Scuola ed elaborare i disegni di legge che il Governo presenterà in Parlamento. Una complessa operazione per una scelta di qualità.
I risultati saranno presentati nei prossimi giorni dal ministro Giannini, ha annunciato il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi. E intanto la Giannini lancia un appello da Matera, dove ha concluso i sessanta giorni di consultazione: ci vuole “un ambasciatore (studente, professore o genitore) della 'Buona Scuola' in ogni istituto: ora comincia tutto”.
È stato rimproverato al ministro Giannini e al Governo che questo metodo di consultazione on line ha peccato di scarsa democrazia, perché non si è avvalso di un vero confronto, pur essendovi state in tutta Italia migliaia di incontri e dibattiti. Si tratta di rispettabili opinioni da considerare, ma la prova di democrazia comincia ora con la restituzione trasparente di tutti i dati contenuti nei questionari restituiti e la messa in linea (eventualmente sintetizzati in abstract) delle proposte pervenute.
Operazione trasparenza, prima di tutto. Poi ci dovrà essere la valutazione degli esiti del questionario e delle proposte, la parte più impegnativa di tutta la Buona Scuola.
Sarà importante prevedere il coinvolgimento vero e proprio del Miur, visto che nell’elaborazione del testo della Buona Scuola il Ministero è stato messo sostanzialmente da parte (anche se nell’incontro dei giorni scorsi con i sindacati della scuola il ministro Giannini ha affermato proprio il contrario). All’interno del Miur vi sono risorse amministrative e tecniche che sarebbero molto utili da impiegare.
La credibilità di questa grande operazione della Buona Scuola – unica nel suo genere da quarant’anni a questa parte – non ha però bisogno soltanto di trasparenza. Deve dimostrare nei fatti che per effetto della consultazione sono state recepite proposte integrative e, se del caso, modificate tesi del testo iniziale. Sarebbe una prova di vera democrazia.
“Questa consultazione - ha affermato Stefania Giannini - non voleva essere un referendum e non voleva essere un sondaggio: voleva essere un grande nastro registratore che ascolta tutte le voci diverse del Paese, le analizza, le sente anche non sempre in sintonia con quello che abbiamo scritto”. E così, alla fine della consultazione, uscirà una ‘Buona scuola’ diversa: “Nel nostro documento, ad esempio, il tema dell'integrazione non era forte e invece il tredicesimo capitolo sarà proprio sulla diversità e sull'integrazione”.
(da TuttoScuolaNews)
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