“Troppe volte, nei mesi scorsi, alle enunciazioni non sono corrisposte azioni concrete e, anche in questo caso, sono molti gli elementi che ci inducono a ritenere che gli impegni assunti dal ministero dell’Istruzione in zona Cesarini rischiano di non tradursi in quei provvedimenti necessari per la riapertura delle scuole in sicurezza. Al di là delle buone intenzioni, resta il fatto che molti istituti avranno serie difficoltà a causa della mancanza di spazi e personale”. Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, spiega il dissenso rispetto al Protocollo di sicurezza alla cui sottoscrizione il sindacato non ha partecipato in seguito alla sospensione delle relazioni sindacali con viale Trastevere.
Secondo la Gilda, sono numerosi i punti contenuti nel documento la cui attuazione viene demandata a successivi provvedimenti. È il caso, per citare qualche esempio, degli approfondimenti riguardanti gli alunni disabili e i docenti di sostegno, le misure da adottare nei confronti dei cosiddetti “lavoratori fragili” e la procedura standardizzata da seguire per la gestione e la segnalazione alla Asl di sospetti casi Covid-19.
Altro aspetto criticato dalla Gilda, e già evidenziato in precedenti occasioni, concerne la rilevazione della temperatura che viene demandata alla responsabilità genitoriale, ponendo di fatto la scuola al di fuori della Pubblica Amministrazione il cui protocollo di sicurezza stabilisce che negli uffici pubblici la misurazione della temperatura corporea sia di competenza di un delegato del datore di lavoro.
La Gilda, inoltre, ritiene discutibile l’affidamento esclusivamente al dirigente scolastico della decisione sul ricorso alla didattica digitale integrata.
Sul fronte degli investimenti, poi, i 977 milioni stanziati dal ministero sono sufficienti a coprire 50mila posti tra docenti e Ata soltanto per sei mesi, considerato che il costo di un dipendente, lordo Stato, è di circa 40mila euro annui.
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