Il MIUR condivide la responsabilità dei risultati delle nostre scuole. Il raggiungimento o meno dei risultati relativi sia all’apprendimento sia alla riduzione della dispersione scolastica e degli abbandoni, l’innalzamento dei livelli d’istruzione nei giovani adulti, la prevenzione del bullismo, dell’intolleranza, della violenza sulle donne, della corruzione e della mancanza di rispetto nei confronti dell’ambiente e dei beni artistici e paesaggistici… dipende dalle scelte politiche e di governance, dalla gestione delle risorse e dalle capacità amministrative e gestionali dei dirigenti amministrativi e scolastici.
Il Rapporto 2015 sull’analisi delle prospettive delle politiche educative adottate dai paesi aderenti all’OECD ci dice che le politiche più efficaci sono quelle che sono fatte mettendo al centro: 1) gli studenti e l’apprendimento, 2) la formazione professionale dei docenti con riguardo alla capacità di insegnare, e 3) il coinvolgimento di tutti gli stakeholders (famiglie, territorio come amministrazioni locali e mondo dell’associazionismo e dell’impresa).
La Buona Scuola, come documento programmatico, ha colto nel segno: “il Paese in chiave sussidiaria si è rivelata un’occasione sprecata. Ripartiamo da qui”.
Sburocratizzare, semplificare, liberare “dirigenti scolastici, personale amministrativo, e docenti vincolati da mille adempimenti, per potersi concentrare sull’offerta formativa e i bisogni reali dei ragazzi”. Occorre delineare un’amministrazione a supporto delle scuole che dovrà occuparsi di aspetti che possono sgravare i dirigenti e le segreterie da competenze amministrative, sulla linea dei centri di servizio territoriali attivati nel 2001 e successivamente soppressi.
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