Gilda

sabato 7 febbraio 2015

Razionalizzazione. Altre notizie pesantemente negative per la scuola sarda e della nostra Provincia. In attesa che la Regione pubblichi la delibera che pare sia già stata assunta.



Dalla stampa apprendiamo  della pesante mannaia calata sulla scuola sarda e anche su quella oristanese.

Verrebbero spazzate via (il condizionale è d'obbligo in quanto non si conosce ancora la delibera della Giunta che pure si dà per già assunta) le Scuole Primarie di Morgongiori, di Siamaggiore, di Flussio e di Tramatza.

Le quali hanno la colpa di avere le pluriclassi, dato il ridotto numero di alunni in età scolare di quei piccoli paesi che vogliono condannare alla scomparsa e condannare pure  i piccoli alunni di sei anni e poco più al pendolarismo forzoso e precoce.

E ancora si riferisce dell'accorpamento dell'Istituto Comprensivo di S. Lussurgiu a quello di Ghilarza, nonostante lo stesso sia situato in comune montano ed abbia i numeri (pur assurdi ed inaccettabili per la realtà della nostra Isola)  per continuare ad essere autonomo.

Si dà un colpo di spugna pesante alla scuola oristanese con la conseguenza della ulteriore desertificazione scolastica della provincia.

Con buona pace della lotta alla dispersione scolastica che, tutti denunziano, raggiunge livelli altissimi e della disoccupazione giovanile ed intellettuale con cifre da capogiro.

Saremo costretti a pensare (e a dire) che si stava meglio quando si stava peggio, quando cioè la razionalizzazione la faceva l'Amministrazione scolastica.

E oggi che la competenza è dell'Ente Locale, il quale dovrebbe essere più vicino al territorio e alle popolazioni e quindi ai loro interessi e bisogni per tutelarli meglio, i risultati sono ancora peggiori che nel passato.

Dobbiamo concludere amaramente che la Regione è matrigna quanto lo Stato se non anche di più.

Ma perchè la Regione non si interessa invece ed opera concretamente per evitare le classi pollaio, per eliminare aule e locali fatiscenti, per garantire servizi e strutture più efficienti?

Perchè non interviene in maniera forte e decisa nei confronti dello Stato Centrale per denunziare i numeri   assurdi e  inaccettabili imposti alla scuola sarda  in maniera uniforme  a tutto il resto dell'Italia, facendo "parti eguali tra diseguali", e non rivendica invece numeri che siano adeguati alle specificità delle realtà territoriali e sociali della Sardegna?

No, ci si accanisce sull'esistente, il tutto in nome della cultura e della qualità della scuola con le quali altisonanti parole si cerca di ammantare una mera operazione di tagli e di razionalizzazione, nell'accezione gravemente negativa che questo termine si è conquistato nel tempo.

Nessun commento:

Posta un commento