Tra 10-15 anni avremo nel mondo non solo ‘nativi digitali’ di prima generazione, quelli nati all’inizio del XXI secolo, ma di seconda generazione, che in alcuni Paesi come la Corea e altri che stanno investendo in tablet e nuove tecnologie per tutti fin dalla scuola primaria apprenderanno con ogni probabilità avvalendosi esclusivamente di supporti elettronici.
La transizione alla scuola digitale in quei Paesi è già iniziata, e i libri di carta stanno rapidamente uscendo di scena. In Italia per varie ragioni, compresa l’elevata età media dei docenti, quasi tutti legati ai tradizionali libri di carta sui quali hanno costruito la loro professionalità, il passaggio a una didattica digitalizzata appare invece assai più lento e difficile.
Solo l’arrivo in cattedra di una nuova generazione di docenti, e una formazione in servizio obbligatoria che sappia accompagnare le innovazioni tecnologiche, potrà cambiare la situazione, ma per un completo ricambio occorreranno non meno di 10-15 anni. E non è scontato che i futuri insegnanti nativi digitali rinuncino così facilmente ai libri stampati.
La formazione tecnologica fornita dalle università nei corsi di laurea che conducono all’insegnamento è infatti spesso di elevata qualità ma occupa uno spazio assai limitato, e in molti casi non si interfaccia con le didattiche disciplinari, come mostrano gli studi del prof. Carlo Giovannella, docente di Comunicazione interattiva presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie della Formazione dell’Università di Roma Tor Vergata. Lo stesso limite si è evidenziato anche per quanto riguarda i recenti corsi abilitanti TFA e PAS.
(da TuttoScuolaNEWS)
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