Gilda

mercoledì 27 maggio 2015

Lettera aperta alle famiglie da parte dei docenti e del personale ATA del Liceo "E. Fermi" di Nuoro. Una iniziativa da imitare



Pubblichiamo qui di seguito la lettera che i colleghi del Liceo "E. Fermi" di Nuoro  hanno indirizzato alle famiglie, lanciando anche l'inizativa di una catena umana per difendere la scuola pubblica statale dal vergognoso attacco mossole dal Governo Renzi.

Condividiamo pienamente il senso e lo spirito della lettera e ci auguriamo che tutti i cittadini comprendano l'importanza della difesa degli irrinunciabili beni comuni della cultura, della libertà del suo insegnamento e della pubblica istruzione. 

La protesta della scuola spiegata alle famiglie


Cari studenti e cari genitori, vorremmo provare a spiegarvi i motivi del nostro dissenso alla riforma della scuola.

Possiamo immaginare che gli insegnanti in agitazione a fine anno scolastico vi possano causare disagio, ma ci piacerebbe vi fosse chiaro che non siete voi la nostra controparte. Vorremmo farvi capire le nostre ragioni e ricordarvi che lo sciopero, oltre che una forma di protesta, è anche un sacrificio per chi vi aderisce.

Infatti quando si protesta non andando al lavoro si perde lo stipendio di quella giornata; quindi chi decide di scioperare è come se pagasse direttamente per manifestare il proprio disaccordo.

La nostra protesta nasce dal fatto che siamo convinti che le proposte del Governo, discusse e  in gran parte approvate in questi giorni alla Camera,  siano contrarie a quelle necessarie a creare davvero una “Buona Scuola”. Infatti, se al Senato verranno approvate le proposte presentate, il senso della scuola pubblica (così come previsto dalla nostra legge più importante che è laCostituzione della Repubblica Italiana) verrebbe completamente alterato.

In questa lettera non vi parleremo di come potrebbe cambiare il nostro lavoro, ma di come potrebbe cambiare la scuola per le famiglie e per gli alunni.
Vi sarete accorti che, da qualche anno, chi parla di scuola lo fa come se parlasse di un negozio, di un'azienda, di una fabbrica.

Ci sono le "offerte" formative, si cerca di "risparmiare" razionalizzando, i responsabili sono i "dirigenti" e non più i presidi, le scuole si fanno "pubblicità" sui giornali, i "profitti" degli alunni sono valutati con i test; perfino il termine "competenza" è spesso avvicinato al significato della "competizione", cioè di una gara, e non interpretato nel suo senso originario che è "andare insieme" o ancor meglio "arrivare ad uno stesso punto".

La scuola non è un supermercato o un'azienda dove ognuno può essere illuso dalla pubblicità e poi comprare ciò che desidera; "la scuola è un organo costituzionale" che ha il compito di istruire facendo acquisire conoscenze e competenze, di far crescere e formare cittadini valorizzando la loro persona nel rispetto delle differenze e delle identità di ciascuno e di ciascuna. La nostra Repubblica ha il compito di "dettare le norme generali sull'istruzione ed istituire scuole statali per tutti gli ordini e gradi. (Art. 33 della Costituzione).

In definitiva le famiglie, che già contribuiscono in maniera importante, pagheranno molto di più anche perché sul piano della cosiddetta "Buona Scuola" sono previsti: l'entrata di "sponsor" che condizioneranno i programmi ed i piani dell’offerta formativa, il finanziamento delle scuole private e le detrazioni fiscali per chi iscrive i propri figli alla scuola privata.

 I costi per mantenere la scuola sono sostenuti dalle tasse che ciascuno dei cittadini italiani paga (o dovrebbe pagare). Quando si dice che “Le risorse pubbliche non saranno mai sufficienti a colmare le esigenze di investimenti nella nostra scuola” vuol dire che non ci saranno maggiori investimenti pubblici (infatti “i limiti saranno quelli delle risorse disponibili ”) ma che si chiederanno soldi ai privati cittadini.

In televisione è stato detto che sarebbero stati assunti molti insegnanti precari che avrebbero risolto il problema dei supplenti; poi però, quando è stato il momento giusto per assumerli, il Governo non lo ha fatto e, per farlo in misura inferiore a quella necessaria, ha preteso in cambio una delega su alcuni fondamentali aspetti della scuola.

In pratica è come se qualcuno dicesse: "Assumerò una parte degli insegnanti solo se poi posso decidere da solo come trasformare la scuola".

In televisione è stato detto che è ridicolo che qualcuno protesti contro un governo che assume gli insegnanti precari ma non si è detto che, in realtà, il nostro Paese è stato condannato dalla Corte di Giustizia Europea ad assumerli perché erano già stati impiegati per il periodo giusto a maturare il loro diritto di lavorare stabilmente.


In televisione non si dice che l'integrazione degli alunni con disabilità sta per assumere un carattere sempre più sanitario e meno scolastico; in tal modo il personale di sostegno sarà sempre di meno, i centri specializzati sempre di più e si realizzerà quel processo di separazione fra alunni cosiddetti normali ed altri cosiddetti con Bisogni Educativi Speciali che non aiuterà a migliorare la scuola dell'inclusione.


È facile prevedere cosa accadrà nel giro di pochi anni: si moltiplicheranno le scuole private per chi potrà permettersele, si creeranno le scuole pubbliche di lusso nei quartieri bene delle città e si moltiplicheranno le scuole pubbliche senza risorse e senza speranza nei quartieri popolari e nelle periferie povere.

Scuole di serie A e scuole di serie B, scuole per ricchi e scuole per poveri.

Un salto indietro di decenni.

Cresceranno le disuguaglianze in modo drammatico, di nuovo accadrà che i figli dei dottori faranno i dottori mentre i figli degli operai faranno gli operai.
In una realtà periferica geograficamente come quella nuorese, le scuole diverranno schiave di presunti finanziatori (pochi, perché povera è la Sardegna) che decideranno sulle priorità di apprendimento degli studenti, o che li recluteranno per usufruire di manodopera gratuita nei cosiddetti tempi di scuola–lavoro.

Anche noi siamo favorevoli ad una maggiore interazione tra lavoro e scuola, ma nell'interesse dei ragazzi, quelli maggiorenni. Vorremmo che ai nostri ragazzi, come è capitato a noi e a voi, vengagarantita una formazione culturale a largo spettro che permetta loro di cimentarsi in qualunque ambito desidereranno. Vorremmo che i nostri e vostri ragazzi lavorassero, sì, ma dopo aver conseguito il loro diploma. Questa riforma equipara Nord, Sud e Isole come se le realtà fossero le medesime in ogni regione.

Non è una “buona scuola” quella nella quale si creeranno sempre più momenti di separazione, di competizione, di conflittualità; non lo è quella dove un dirigente da solo, sulla base di criteri arbitrari, deciderà di distribuire gli insegnanti come e dove gli pare; non lo è quella dove le decisioni verranno condizionate dalle aziende; non lo è nemmeno quella dove le “buone scuole” saranno finanziate solo se le stesse otterranno un buon risultato nei test; non lo è infine quella dove il contributo dei genitori è più alto dei contributi statali.

È necessario lottare!


È contro questo simile progetto di scuola che manifestiamo il nostro dissenso. Noi pensiamo che una buona scuola sia quella dove ci sono edifici ospitali, sicuri, decorosi, dove le classi siano composte da un massimo di 22 alunni, dove si impara insieme sentendosi attivamente parte di una comunità, dove si lavora in modo cooperativo, dove si sperimentano concretamente forme di democrazia.
Crediamo in un’altra scuola e quindi in un’altra società: solidale, inclusiva, pacifica. Non investire sulla scuola è grave per il futuro dei vostri e dei nostri figli. I veri problemi della scuola andrebbero affrontati seriamente garantendo partecipazione, dialogo, confronto, ascolto, rispetto delle persone, delle loro capacità, abilità e competenze. Vi chiediamo di aiutarci a difendere la vostra scuola, la nostra scuola.

Vi invitiamo ad unirvi a noi in un collettivo “abbraccio” alla nostra scuola venerdì 29 maggio 2015 alle 13.30 fuori dal nostro istituto per manifestare il nostro e, crediamo, il vostro dissenso.


Ne “Gli anni in tasca” di Francois Truffaut, il maestro Richet parla ai suoi alunni, prima delle vacanze, dicendo loro: "Il mondo non è giusto e forse non lo sarà mai, ma è necessario lottare perché ci sia giustizia, bisogna farlo: le cose cambiano, ma lentamente; le cose migliorano, ma lentamente.... E i cambiamenti si ottengono solo reclamandoli energicamente..."

Grazie per l’attenzione.
Nuoro 27.05.20I5

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