A pes in terra, con i piedi per terra, dovevano tornare i baroni vessatori del popolo sardo, avviato al risveglio nazionale, nel canto rivoluzionario di Francesco Ignazio Mannu.
A pes in terra tornerà Matteo Renzi, con la sua controriforma dei presidi baroni e degli albi territoriali, loro feudo, che ha scatenato il risveglio di una classe docente anestetizzata da decenni di maltrattamenti politicamente trasversali, ma che oggi non accetta l’annientamento di valori fondamentali quali libertà di insegnamento e diritto ad un’equa valutazione.
Caterina Pes, invece, deputato sardo del PD ed eroica protagonista della battaglia per l’approvazione del DDL alla Camera, agli insegnanti, in terra, ha fatto cadere le braccia, ieri sera, nella sede sassarese del PD di via Luna ‘e Sole, dove si è riunita una Direzione del partito aperta al pubblico e, sulla carta, ad un’interlocuzione con il mondo della scuola.
L’idea di interlocuzione propria del PD, in questa fase storica, appare chiara a chiunque: facciamo finta di ascoltare tutti, tanto, poi, decidiamo tutto noi.
Non a caso il copione di ieri era il medesimo a Palazzo Chigi, dove il ministro Giannini in persona prendeva per i fondelli i sindacati nazionali, a Sassari e in chissà quante altre città italiane, dove a prendere in giro docenti, ATA, studenti e genitori ci pensava uno stuolo di pretoriani PD nominati in Parlamento.
Ma vediamo come è andata ieri la nostra interlocuzione.
Presenti alla pubblica assemblea i dirigenti sassaresi del partito, molti dei quali, a onor del vero, apertamente preoccupati dalla deriva aziendalistica e neoforzista della loro leadership o, più prosaicamente, dalla inesorabile emorragia di voti cui farà indubitabilmente seguito il violento schiaffo inflitto dall’ex partito di sinistra alla scuola pubblica statale con questo DDL.
Presenti i deputati Caterina Pes, di Oristano, docente di filosofia, Giovanna Sanna, di Florinas, insegnante di matematica e scienze e il senatore Silvio Lai, sassarese, segretario regionale del PD.
Presenti anche i sindacati, ancora declinati al plurale, in attesa della normalizzazione a sindacato unico auspicata dal caudillo: Gilda, CGIL e Snals, che chiedono a gran voce e con il caloroso sostegno della platea, costituita prevalentemente da colleghi:
a) l’eliminazione dell’articolo sul preside-barone;
b) l’eliminazione dell’albo territoriale-feudo;
c) l’eliminazione della valutazione fatta dalla triade preside/genitori/alunni, vale a dire un’autentica ordalia medievale.
Detto sinceramente, dalle ex colleghe Pes e Sanna, già recenti protagoniste alla Camera di entusiastiche votazioni a favore di chiamate dirette neofeudali e valutazioni dei docenti da customer satisfaction, non ci aspettavamo proprio nulla.
La speranza la riponevamo in Silvio Lai, senatore. Lui, medico, si sarà salvato dal contagio?
Ebbene, alle 21 di sera, quando la delegazione Gilda si è arresa e ha ripreso la scala di Giocca per Nuoro, il senatore Lai non aveva ancora aperto bocca.
Forse non aveva sviluppato la sindrome di Stoccolma, ma sicuramente era sotto sequestro della sua collega deputata.
La Pes, infatti, come quegli alunni che non sopportano di aver preso un meritato 4 nel compito, imperterrita, dinnanzi ad un pubblico ormai inferocito che la bocciava senza se e senza ma, monopolizzava l’interlocuzione con un patetico tentativo di catechizzare gli interlocutori.
L’intervento della Gilda, tra i più applauditi, si è concluso informando i signori del PD che, salvo marcia indietro sulla controriforma baronale, i docenti non li voteranno più!
Almeno quest’arma non ci sarà sottratta.
Gianfranco Meloni
Coordinatore regionale Gilda Sardegna
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