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lunedì 21 novembre 2016

Sondaggio Gilda-SWG "Un anno di Buona Scuola: la riforma all’esame degli insegnanti”


I docenti italiani bocciano la “Buona Scuola” e la Gilda degli Insegnanti ha dunque ben interpretato lo stato d'animo dei docenti italiani senza il consenso dei quali è impossibile attuare alcuna riforma


23 Ottobre 2016 | di Gianluigi Dotti su Professione Docente


L’anno scolastico 2015/16, il primo con la legge 107/2015, ha visto la Gilda degli Insegnanti in prima fila per denunciare e contrastare gli effetti negativi sulla professione docente e sulla qualità dell’insegnamento della cosiddetta “Buonascuola”, ricadute pesantemente negative che tutti i docenti e gli studenti subiscono e hanno sperimentato nella quotidiana realtà della scuola italiana.
Tuttavia la narrazione del Ministro, e spesso del Presidente del Consiglio, è stata di tutt’altro segno. Con grande dispiegamento di mezzi comunicativi hanno cercato di veicolare presso l’opinione pubblica italiana un’immagine patinata (“Tutto va bene, madama la marchesa”) degli effetti della legge 107/2015 che non corrisponde al quadro reale della scuola.
Al contrario, come ben evidenziato dalla Gilda degli Insegnanti, il primo anno scolastico della legge 107/2015 è stato un “annus horribilis” per i docenti e gli studenti italiani.
La Gilda degli Insegnanti per fare chiarezza delle narrazioni compiacenti dei politici di turno e dei “loro” mezzi di comunicazione, che sono riusciti perfino ad affermare che la “Buonascuola” era condivisa dal mondo della scuola, ha commissionato ad un’azienda riconosciuta da tutta l’opinione pubblica tra le migliori del settore per le indagini e i sondaggi, la SWG di Trieste, la realizzazione di una ricerca tra i docenti per conoscere quale fosse il loro giudizio dopo un anno dall’avvio della “Buonascuola” e quali pensano siano gli effetti già prodotti da questa legge (il report è sul sito www.gildains.it).
La ricerca, condotta con rigore scientifico, su un campione rappresentativo dell’universo di riferimento in base ai parametri di zona, sesso e livello di insegnamento composto da 585 insegnanti italiani intervistati telefonicamente e online dal 14 al 21 settembre 2016 ha un margine di errore statistico del 4%.
I risultati della ricerca, presentati dalla SWG al Convegno del 5 di ottobre a Roma in occasione della Giornata Mondiale dell'Insegnante, hanno inequivocabilmente smentito gli edulcorati racconti governativi e hanno dimostrato che ben 4 insegnanti su 5 ritengonoche la riforma non ha ricadute positive sulla professione docente (77% di cui il 45% risponde “per niente”, il 32% “poco”); allo stesso modo non ha effetti positivi, o li avrà scarsi, sulla qualità dell'insegnamento (81% di cui il 46% “per niente” e il 35% “poco”).
Nel dettaglio poi delle “novità” introdotte dalla legge 107/2015:
- riguardo ai poteri affidati al dirigente scolastico dalla “Buonascuola”, il 67% degli insegnanti ritiene che il rafforzamento sia negativo, perché penalizza il ruolo dei docenti e la libertà di insegnamento. Per il 43% del campione il preside dovrebbe essere affiancato da un coordinatore della didattica eletto dal Collegio dei Docenti, mentre per il 38% dovrebbe essere eletto, distinguendo la funzione di gestione didattica da quella amministrativa affidata a un manager;
- riguardo al nuovo Comitato di valutazione, ben due terzi degli insegnanti, pari al 64%, non condividono che del Comitato di valutazione facciano parte studenti, genitori e soggetti esterni;
- riguardo alla valutazione delle scuole nell'ambito del Sistema Nazionale di Valutazione, il 48% ritiene che nella propria scuola i docenti siano stati coinvolti soltanto in parte e il 24% afferma che non c'è stato finora alcun coinvolgimento. Interpellati su RAV e Piano di miglioramento, il 47% degli insegnanti considera che abbiano migliorato la qualità dell'offerta formativa “solo in parte”, mentre il 39% “per niente”;
- riguardo al “Bonus merito” assegnato dal dirigente scolastico i due terzi non lo condividono: il 67% è contrario a questa forma di premio che soltanto per 1 docente su 5 (19%) sortirà un effettomigliorativo sulla scuola pubblica. Secondo il 79% il “Bonus” previsto dalla “Buona Scuola”accentuerà situazioni di conflitto e di inutile competitività tra i docenti;
- riguardo alla chiamata diretta appena il 5% degli insegnanti interpellati è favorevole al meccanismo della chiamata diretta da parte dei dirigenti scolastici, di contro per il 46% l'assegnazione delle sedi ai docenti dovrebbe avvenire tramite graduatoria con regole nazionali come avveniva prima dell'entrata in vigore della riforma;
- riguardo alle ipotesi di carriera degli insegnanti vi è una forte divisione tra i docenti:secondo il 23% va articolata in classi di merito cui attribuire una differenza stipendiale; per un altro 23% la carriera deve essere legata prioritariamente alle funzioni svolte nella scuola e al curriculum; il 21% ritiene che il riferimento principale debba essere l'anzianità di servizio con il riconoscimento di specifiche funzioni attribuite con il superamento del concorso. E ancora: secondo il 17% la carriera deve essere legata soltanto all'anzianità di servizio e per il 12% alla valutazione ottenuta all'interno della scuola dove si lavora;
- riguardo alla formazione obbligatoria per un docente su due la formazione obbligatoria passa per un aumento di stipendio: il 55%, infatti, ritiene che l'obbligatorietà, così come sancita dalla legge 107/2015, sia giusta solo se definita nelle modalità e nella quantità attraverso un nuovo contratto di lavoro che comprenda adeguati incrementi stipendiali;
- riguardo alla card per l’aggiornamento il 44% avrebbe preferito un aumento di stipendio alla card di 500 euro per l'aggiornamento e la formazione professionale;
- riguardo alla paventata riduzione del percorso scolastico di un anno il 58% la ritiene una proposta inaccettabile;
- riguardo all’alternanza scuola lavoro, unica novità delle legge 107/2015 giudicata positivamente dal 67% degli insegnanti, la maggioranza dei docenti ritiene debba essere però regolata dalle singole scuole.
Insomma i docenti italiani bocciano la “Buona Scuola” e la Gilda degli Insegnanti ha dunque ben interpretato lo stato d'animo dei docenti italiani senza il consenso dei quali è impossibile attuare alcuna riforma. Se il Governo intende recuperare il rapporto di fiducia con il mondo della scuola deve riaprire una stagione di ascolto e confronto con il mondo della scuola e con gli insegnanti in particolare e rivedere profondamente, meglio sarebbe proprio cancellarla, la legge 107/2015.
Infine una nota positiva per il nostro giornale, infatti alla domanda sul modo nel quale hanno conosciuto la Gilda degli Insegnanti , “Professione docente”, risulta al secondo posto della classifica ( con il 19%) dopo i colleghi di scuola (cioè le assemblee e il passa parola).


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