Gilda

mercoledì 9 settembre 2020

Referente Covid-19.Quando la Politica non rispetta il Diritto. di Antimo Di Geronimo, Gilda-Unams



Questo articolo di un rappresentante della Gilda Nazionale, conferma a pieno le valutazioni che facevamo e i consigli che davamo alle numerose colleghe che ce li chiedevano
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Il referente Covid-19. Non è un medico, non è un infermiere, non è nemmeno un operatore sanitario: è un insegnante. Ce ne sarà uno in ogni scuola e dovrà occuparsi di isolare l’alunno che presenti i sintomi dell’infezione, fargli mettere la mascherina, vigilare sull’alunno potenzialmente infetto, chiamare i genitori e provvedere al contact tracing. E cioè a stilare l’elenco dei compagni di classe e dei docenti che insegnano in quella classe, fornire elementi per ricostruire la catena dei contatti nella 48 ore precedenti e dopo l’accertamento dei sintomi, fare l’elenco degli alunni e degli operatori fragili e degli alunni e dei docenti assenti nel periodo a rischio. Tutto questo senza percepire nemmeno un centesimo in più. La scuola fornirà al referente Covid-19 una mascherina chirurgica ed entro dicembre anche un minimo di formazione rigidamente a distanza. 

Il nuovo incarico è atipico. Si dice così quando non è previsto da alcuna norma di legge, di regolamento o di contratto. Dunque, giuridicamente parlando, non esiste. Ma nella realtà esiste perché si è materializzato nelle: “Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia”. Un corposo documento redatto dal gruppo di lavoro dell’istituto superiore di sanità, di cui fanno parte anche il ministero della salute, il ministero dell’istruzione, l’Inail, la fondazione Bruno Kessler, la regione Emilia-Romagna e la regione Veneto. Che è stato approvato all’unanimità dalla conferenza stato-regioni il 28 agosto scorso.

 La previsione di questa figura è sacrosanta. Il metodo adottato per individuare il soggetto a cui dare l’incarico non lo è per niente. Lo svolgimento dell’incarico, infatti, prevede obblighi tassativi, l’assunzione di un maggiore rischio di contrarre il virus a causa del contatto con i potenziali infetti e gravosi oneri amministrativi. A ciò va aggiunto il fatto che non è prevista alcuna retribuzione a fronte di responsabilità collegate ad eventuali inadempimenti che potrebbero assumere rilievo in sede civile e penale. Si pensi, per esempio, alla tragica eventualità di un decesso e alle probabili azioni in sede civile e penale da parte dei superstiti contro il dirigente scolastico e, inevitabilmente, anche nei confronti del referente Covid. In sede civile il problema è molto relativo, perché i dipendenti pubblici vengono surrogati in giudizio dall’Avvocatura dello stato. Ciò vuol dire che non devono pagarsi l’avvocato e non vengono citati direttamente in giudizio. Salvo azioni di rivalsa da parte della Corte dei conti in caso di condanna. 

Diverso è il caso delle azioni in sede penale, dove il dipendente viene lasciato solo. E quindi, oltre a doversi pagare l’avvocato di tasca propria, in caso di condanna, se non va in galera rischia l’interdizione e, in sede disciplinare, il licenziamento in tronco. La politica ha promesso lo scudo penale, ma finora nulla è stato fatto. Nel frattempo meglio non accettare l’incarico. Che non è obbligatorio e può essere svolto anche dal preside.

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