Gilda

lunedì 17 febbraio 2014

Da Letta a Renzi. Cosa cambia per la scuola?



da TuttoscuolaNEWS n. 622 del 17/2/2014



La politica scolastica aveva trovato spazio e considerazione anche nel programma di governo di Enrico Letta, soprattutto sul versante dell’università e della ricerca, settori ben noti alla ministra Maria Chiara Carrozza, che da quel mondo proveniva.
Ma la politica scolastica, soprattutto quella riferita alla scuola e agli insegnanti, non ha costituito - se non nominalmente - una effettiva priorità per il governo Letta, che ha dovuto in primo luogo occuparsi della crisi economica e del contenimento della spesa pubblica a partire da quella dei ministeri, compreso quello dell’istruzione.
Ora invece, stando almeno alle posizioni espresse in più occasioni da Matteo Renzi e dai suoi principali collaboratori fra i quali Davide Faraone, responsabile Welfare e scuola nella segreteria Pd, potrebbe esserci maggiore attenzione per la scuola.
Attenzione ben presente d’altra parte nella mozione con la quale Matteo Renzi ha stravinto le primarie dell’8 dicembre 2013 e che conteneva l’idea di promuovere un grande piano d’ascolto del mondo che opera nella formazione scolastica. Un’idea apparentemente non troppo lontana da quella lanciata da Carrozza con l’iniziativa della ‘Costituente della scuola’, ma più orientata a sollecitare una partecipazione dinamica, proattiva, degli insegnanti ai processi innovativi.
Riteniamo utile riportare qui di seguito una parte del passaggio riservato dalla mozione Renzi a questa tematica: “Gli insegnanti sono stati sostanzialmente messi ai margini, anche dal nostro partito. Abbiamo permesso che si facessero riforme nella scuola, sulla scuola, con la scuola senza coinvolgere chi vive la scuola tutti i giorni. Non si tratta solo di un autogol tattico, visto che comunque il 43% degli insegnanti vota PD. Si tratta di un errore strategico: abbiamo fatto le riforme della scuola sulla testa di chi vive la scuola, generando frustrazione e respingendo la speranza di chi voleva e poteva darci una mano. Il PD che noi vogliamo costruire cambierà verso alla scuola italiana, partendo dagli insegnanti, togliendo alibi a chi si sente lasciato ai margini, offrendo ascolto alle buone idee, parlando di educazione nei luoghi in cui si prova a viverla tutti i giorni, non solo nelle polverose stanze delle burocrazie centrali. Casa per casa, comune per comune, s cuo la per scuola, da gennaio 2014 i nostri insegnanti, i nostri assessori alla scuola, i nostri circoli, i nostri ragazzi saranno chiamati alla più grande campagna di ascolto mai lanciata da un partito a livello europeo, sul doppio binario di una piattaforma tecnologica dedicata e di un rapporto personale, vis a vis. Chiameremo il Governo, il Ministro, i suoi collaboratori a confrontarsi sulle proposte e sulle idee. E daremo risposte alle proposte degli insegnanti, non lasciandoli soli a subire le riforme, ma chiedendo loro di collaborare a costruire il domani della scuola”.
Ora Renzi non potrà più “chiamare” il governo al confronto sulle proposte. Dovrà attuarle.

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