Gilda

venerdì 26 febbraio 2016

Mancato rinnovo del contratto. Gilda e CGS presentano ricorso alla Corte Europea.


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La neo costituita Confederazione Generale Sindacale, composta da FLP (Federazione Lavoratori Pubblici e Funzioni Pubbliche), FGU (Federazione Gilda-Unams), NURSIND (Sindacato delle Professioni Infermieristiche) e Unione Artisti UNAMS, si rivolge alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo per chiedere il risarcimento per i lavoratori gravemente danneggiati dal mancato rinnovo contrattuale che si protrae da oltre sei anni.


Ottenere la condanna del Governo che non ha ottemperato alla sentenza con cui la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il blocco del contratto del pubblico impiego e chiedere il risarcimento per i lavoratori gravemente danneggiati dal mancato rinnovo contrattuale che si protrae da oltre sei anni.

Sono questi gli obiettivi del ricorso presentato alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU) dalla CGS, Confederazione Generale Sindacale, composta da FLP (Federazione Lavoratori Pubblici e Funzioni Pubbliche), FGU (Federazione Gilda-Unams), NURSIND (Sindacato delle Professioni Infermieristiche) e Unione Artisti UNAMS.

L'iniziativa è stata illustrata oggi in conferenza stampa da Rino Di Meglio, coordinatore nazionale FGU e segretario generale CGS, e Marco Carlomagno, segretario generale FLP e vice segretario generale CGS.

"Il blocco dei contratti di 3 milioni e mezzo di lavoratori e lavoratrici del pubblico impiego – ha spiegato Carlomagno - ha provocato una perdita del potere d'acquisto che stimiamo in almeno 4 mila euro pro capite per il personale delle aree ed in quasi 8 mila euro per i dirigenti, oltre alle ricadute sui contributi pensionistici persi.


Con questo ricorso, che sarà gratuito per gli iscritti ai quali chiederemo soltanto un piccolo contributo per le spese organizzative e gestionali, chiediamo alla CEDU il riconoscimento di un congruo indennizzo per i lavoratori e la condanna del Governo che, a distanza di 7 mesi, non solo ha stanziato una cifra irrisoria e provocatoria (5 euro lordi mensili), ma non ha neanche avviato la dovuta negoziazione all'Aran, ignorando la sentenza della Consulta".


Elaborando i dati della Ragioneria generale dello Stato e quelli dell'Istat basati sull'indice IPCA (Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato), la CGS ha calcolato che dal 2010 al 2015 l'incremento delle retribuzioni medie lorde non percepito a causa del blocco è del 10,3% (in allegato in dettaglio i dati relativi ai vari comparti del pubblico impiego, ndr).

L'iniziativa giurisdizionale portata avanti dalla CGS prevede anche la presentazione di un ricorso al Tribunale di Roma per l'accertamento del diritto ai rinnovi contrattuali a far data non solo dal 30 luglio 2015 (giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della sentenza n. 178 della Corte Costituzionale), ma anche per i periodi precedenti durante i quali era stato disposto il blocco contrattuale.

"Il ricorso ai giudici di Strasburgo – ha dichiarato Di Meglio – segna l'esordio nel mondo sindacale della neo costituita Confederazione Generale Sindacale che raggruppa le organizzazioni rappresentative dei comparti più importanti del Pubblico Impiego: Scuola, Sanità, Ministeri, Agenzie fiscali e Afam. Parallelamente all'istanza avanzata alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, la CGS e le quattro sigle sindacali che la compongono continueranno a incalzare il Governo affinché metta a disposizione risorse dignitose per rinnovare finalmente i contratti".

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