Di
Come abbiamo già preannunciato, nella seduta dell’11 settembre il CSPI ha preso in esame sia le linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica introdotto con la legge 92/2019 sia l’ipotesi di avviare una sperimentazione nazionale nell’anno scolastico appena iniziato.
CSPI contrario
Il Consiglio si è pronunciato in modo nettamente contrario ad ogni forma di sperimentazione e anzi mette già le mani avanti anche per il 2020/21.
Ampia e articolata la motivazione addotta.
Secondo il CSPI, infatti, per introdurre una riforma di tale portata sarebbe necessaria più di una condizione:
** la condivisione del senso dei cambiamenti proposti (ad oggi, osserva il Consiglio, “non esiste una specifica epistemologia della disciplina ‘educazione civica’, che, nella tradizione degli ultimi sessant’anni – a partire dal DPR 285/1958 e successivamente dalla Legge n.53/2003 e Legge n. 169/2008 -, è stata agita come insegnamento trasversale e non come ‘autonoma disciplina’ e non esistono sperimentazioni di scuole che abbiano promosso l’educazione civica come materia a sé stante);
** una adeguata preparazione che eviti improvvisazioni (mancano le integrazioni alle Indicazioni Nazionali per il primo ciclo e per i Licei e alle Linee Guida per i Tecnici e i Professionali);
** la formazione degli insegnanti (non si fa cenno ad alcun percorso di accompagnamento per dirigenti e docenti neanche nella fase sperimentale);
** la valorizzazione di quanto già le scuole hanno realizzato sull’argomento;
** la cancellazione delle clausole di invarianza, previste nell’art. 5 del DM in esame, che fanno ricadere la concreta possibilità di applicare la legge sulla buona volontà di insegnanti e dirigenti
Cosa si potrebbe fare secondo il CSPI
In alternativa, il Consiglio della Pubblica istruzione propone che l’anno in corso venga utilizzato non solo per preparare studenti e genitori al significato del nuovo insegnamento, ma anche a chiarire il rapporto tra la nuova disciplina e i comportamenti sociali e civici anche alla luce delle nuove competenze-chiave europee del 22 maggio 2018 e a realizzare adeguate iniziative di formazione del personale scolastico.
Il CSPI si spinge anche a sottolineare la necessità che prima di dare applicazione alla legge si studino attentamente le modalità di valutazione del nuovo insegnamento anche nelle sue connessioni con gli strumenti attualmente esistenti.
A questo proposito il CSPI fa esplicito riferimento alle “rubriche di valutazione che chiariscono i diversi livelli di apprendimento corrispondenti ai voti, la certificazione delle competenze e il sistema degli esami” come se si trattasse di una pratica didattica ormai consolidata e diffusa nella maggior parte delle scuole del Paese.
Nessun commento:
Posta un commento