(da Orizzonte Scuola)
Sono oramai trascorsi 25 anni da quando mi imbattei per la prima volta nei problemi di salute degli insegnanti, la categoria più numerosa della Pubblica Amministrazione ma anche la più femminilizzata (83%), la peggio retribuita della UE, la più vituperata, la più anziana e, come vedremo, la meno tutelata dal punto di vista della salute professionale.
Considero questa lunga esperienza tanto interessante quanto deludente: interessante perché ogni anno riservava nuove rivelazioni, deludente per la nessuna attenzione riservata da istituzioni e maestranze a un fenomeno sociale di tale portata. Desidero così ripercorrere e condividere coi lettori le tappe fondamentali che hanno contrassegnato questo lungo viaggio che ho avuto il privilegio di compiere, in qualità di medico, nella speranza di riuscire a risvegliare l’interesse di chi governa il Paese e ha finora latitato.
1992 Divengo componente del Collegio per l’inabilità al lavoro della ASL di Milano e mi rendo conto che arrivano in commissione molti insegnanti. Uno su tre presenta una diagnosi psichiatrica. E’ anche l’anno della riforma Amato in cui vengono abolite le insostenibili baby-pensioni.
1994 Aumenta l’afflusso di insegnanti con diagnosi psichiatrica in collegio medico. Noi camici bianchi sdrammatizziamo la preoccupante situazione chiedendoci se “si diventa matti a far gli insegnanti o se solo i matti fanno gli insegnanti”, non sapendo che al quesito verrà data risposta con uno studio scientifico dieci anni dopo. Viene intanto approvato il DL 626/94 sulla tutela della salute dei lavoratori ma lo stesso non è finanziato con appositi fondi.
1998 Trascorrono quattro anni e vengono finalmente impartite disposizioni affinché il DL 626/94 trovi applicazione anche nella scuola. Il DM 382/94 infatti impone agli Uffici Scolastici Regionali odierni di formare i dirigenti scolastici che devono a loro volta tutelare la salute degli insegnanti. Rimarrà tutto lettera morta fino a oggi e forse per sempre.
1999 Aumentano senza sosta le diagnosi psichiatriche tra gli insegnanti che si presentano in Collegio medico e decido di intraprendere uno studio epidemiologico osservazionale che verrà pubblicato nel 2004 su La Medicina del Lavoro.
2002 Nella ricerca bibliografica per lo studio in corso reperisco una ricerca della CISL-Sinascel pubblicata nel 1979 con l’Università di Pavia. Emerge un risultato sorprendente ma in linea coi miei sospetti: il 30% dei docenti già allora faceva uso di psicofarmaci. Mi dico che con l’avvento del Prozac e derivati negli anni ’80 e con la prescrizione degli antidepressivi consentita anche ai medici di famiglia (60.000), la percentuale non può che essere drammaticamente salita all’insaputa di tutti.
2003 Faccio presentare la prima interrogazione parlamentare alla Camera che riceve una risposta sconfortante sostenendo che “la futura riforma Moratti risolverà ogni problema di burnout”. Nessuna delle successive interrogazioni riceverà più alcuna risposta, ma forse è meglio così piuttosto che essere presi ulteriormente in giro.
2004 Esce la pubblicazione comparativa su La Medicina del Lavoro (N° 5/2004) che conferma i sospetti ma fornisce anche altri strabilianti risultati: rispetto a personale sanitario, colletti bianchi e colletti blu, gli insegnanti sono molto più soggetti al rischio di patologie psichiatriche. Sono anche più esposti al rischio oncologico, verosimilmente per immunodepressione da stress cronico. L’identica incidenza di malattie psichiatriche tra insegnanti uomini e insegnanti donne che è stata riscontrata nella ricerca è un ulteriore dato di rilievo poiché il gentil sesso presenta fisiologicamente una suscettibilità alla depressione 2,5 superiore a quella degli uomini a causa gli ormoni della fertilità. Il dato è la conferma assoluta che la professione è così psicofisicamente usurante da annullare le pur cospicue differenze tra i generi. Si consideri inoltre che l’età media degli insegnanti è di 50 anni (menopausa), momento in cui l’esposizione al rischio depressivo della donna quintuplica rispetto alla sua fase fertile. Infine è azzerata, sempre per l’imponente usura psicofisica della professione, la differenza di diagnosi psichiatriche tra gli insegnanti nei differenti livelli di scuola. Quest’ultimo dato sconfessa ancora una volta l’attuale operato del governo che vorrebbe consentire il prepensionamento solo a educatrici e maestre dei nidi e della Scuola dell’Infanzia.
2005 Esce il mio primo libro “Scuola di Follia” con la prefazione di De Mauro e Bollea e tratta dei casi di insegnanti in cui mi sono imbattuto in Collegio medico. Dedico l’ultima pagina del libro a una “perla” di un sottosegretario dell’epoca che autorizza la formazione degli insegnanti col metodo di Ron Hubbard, fondatore di Scientology.
2006 Vengono pubblicati dal Sole 24 Ore Sanità i dati francesi sul rischio suicidario dei docenti che risulta essere il più alto tra tutte le categorie professionali del Paese. Il governo transalpino correrà ai ripari mettendo a disposizione degli insegnanti non solo il medico di base ma anche uno specialista psichiatra gratuitamente.
2007 Proseguendo le mie ricerche nella letteratura internazionale mi imbatto nello studio retrospettivo di Bernstein (2002) che dimostra l’alta incidenza di tumori al seno nella popolazione docente californiana (133.000 casi esaminati) e conferma i miei dati sul rischio oncologico degli insegnanti.
2008 Presento in sala stampa a Montecitorio uno studio condotto con l’ANP su 1.500 dirigenti scolastici e i risultati sono deprimenti: solo lo 0,7% dei presidi sa utilizzare compiutamente l’accertamento medico in Collegio Medico di Verifica. Nonostante ciò, né il MIUR, né gli USR decideranno mai, nemmeno in sede concorsuale, di formare i dirigenti circa le loro tante incombenze medico-legali. Intanto il DL 81/08 sostituisce il DL 626/94 ma, come il primo, non è finanziato e destinato a rimanere inapplicato.
2009 Pubblico il secondo studio scientifico su La Medicina del Lavoro. Il Regno Unito, grazie all’attività sindacale, presenta uno studio in cui perviene alle stesse conclusioni dei francesi: il rischio suicidario tra i docenti è molto al di sopra di quello della popolazione generale.
2010 Esce il mio secondo libro “Pazzi per la Scuola” con 125 casi e pubblicazioni scientifiche: si tratta in realtà di un manuale pratico per docenti e dirigenti di fronte al disagio mentale da prevenire, contrastare e gestire. E’ ancora attualissimo anche se i casi clinici si sono moltiplicati a dismisura e potrei pubblicare altri volumi interessantissimi ma al contempo desolanti.
2011 Pubblico su una rivista americana uno studio internazionale su oltre 6.000 insegnanti. Nel contempo viene approvato il DPR 171/11: gli “inidonei permanentemente” non possono più ritirarsi in pensione e l’accertamento medico in CMV è riservato solamente a chi ha superato il periodo di prova (particolare quest’ultimo dal vago sapore anticostituzionale poiché discrimina i lavoratori precari da quelli a tempo indeterminato in fatto di tutela della loro salute).
2012 Presento uno studio sugli insegnanti inidonei realizzato col supporto del CONBS (Coordinamento Nazionale Bibliotecari Scolastici). I risultati confermano che le diagnosi psichiatriche negli insegnanti inidonei sono oramai arrivate all’80% e soprattutto sono cinque volte superiori alle disfonie che sono paradossalmente riconosciute come causa di servizio. Vengono presentate altre interrogazioni parlamentari che non avranno mai una risposta (Sbrollini, Valditara e Centinaio). Nel frattempo viene approvata “al buio” la sciagurata riforma previdenziale Monti-Fornero che non terrà conto né dell’invecchiamento anagrafico del lavoratore, né della sua anzianità di servizio che determina le malattie professionali per l’altissima usura psicofisica negli insegnanti.
2014 Gli studi pubblicati in Francia, UK e nel 2015 in Germania dimostrano che l’usura psicofisica dell’insegnante prescinde dal sistema scolastico adottato. Ciò che rende estenuante la professione è la particolare, anzi unica, tipologia di rapporto con la medesima utenza. Questo è infatti insistito (più ore al giorno), quotidiano, protratto (per 6 giorni alla settimana, per 9 mesi all’anno, per cicli di 3 o 5 anni). E’ inoltre perennemente asimmetrico, intergenerazionale, numericamente svantaggiato e soggetto al fenomeno Dorian Gray ribaltato (il docente invecchia mentre lo studente ringiovanisce a ogni cambio di ciclo). Si tratta inoltre di un rapporto intimo, confidenziale, senza maschera proprio per quella stretta e assidua frequentazione. Nel frattempo il ministro di turno del Miur accentra le visite mediche di II istanza a Roma, rendendo ancor più impervio e costoso per gli insegnanti tutelare la propria salute.
2015 Con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano richiediamo i dati sulle inidoneità degli insegnanti per causa di salute, ma ci vengono negati dall’Ufficio III del MEF senza nemmeno una risposta scritta e motivata. Ci è così preclusa ogni possibilità per dimostrare che le malattie professionali degli insegnanti sono soprattutto psichiatriche. Forse è proprio questo l’intento: evitare di dover spendere risorse in prevenzione e rimborsare cause di servizio. Arriva intanto inesorabile l’ennesima contestatissima riforma con algoritmi e chiamata diretta. Ha il solo pregio di dimostrare che la scuola non ha bisogno di riforme. Pessimi i risultati negli ultimi 50 anni: i docenti hanno perso il loro prestigio, hanno lo stipendio più basso della UE, hanno un sistema previdenziale vessatorio, non hanno alcuna tutela per la loro salute professionale. Più vecchi di loro ci sono solo le suore…
2016 Faccio presentare una mozione al Senato che non viene mai posta in discussione e dopo 13 mesi viene trasformata in ordine del giorno in attesa di calendarizzazione. Esplodono intanto i casi di maltrattamenti degli alunni da parte delle loro maestre. Verrebbe da pensare che si tratti dei primi effetti della riforma Fornero perché nel 90% dei casi sono coinvolte maestre-nonne con oltre 50 anni di età e anzianità di servizio superiore ai 30 anni. L’anno si conclude con un record tutto italiano: viene nominato un nuovo titolare del MIUR senza diploma e senza laurea. Suona come l’ennesimo affronto ai docenti, ma non è ancora finita.
2017 Piazzare telecamere nelle scuole sembra essere diventato lo sport nazionale. Tutti infatti sono in grado di giudicare, interpretare e accusare l’operato degli insegnanti che sono posti alla gogna pubblica e condannati dalla carta stampata e da estemporanei tribunali televisivi nei talk-show. A fare indagini sui casi sono polizia, carabinieri, guardia di finanza, polizia municipale. Mancano solo forestali e vigili del fuoco, ma è solo questione di tempo. La giustizia intanto entra nella scuola senza alcuna cognizione, come un lento pachiderma in una cristalleria, ricorrendo a sistemi d’indagine che mal si adattano a una realtà sconosciuta.
2018 L’anno prossimo vi sarà probabilmente il rinnovo del contratto per gli insegnanti dopo 10 anni di attesa. Non vale la pena aggiungere altro perché tutti conoscono la storia recente e l’entità dell’adeguamento retributivo proposto. Di certo le elezioni politiche saranno un’occasione per esortare i nuovi rappresentanti a ripartire da coloro che sono stati dimenticati negli ultimi 50 anni: i docenti.
Come medico resto convinto che sia necessario effettuare subito gli studi scientifici atti a riconoscere le malattie professionali degli insegnanti. I risultati che ne verranno consentiranno di attuare idonei programmi di prevenzione sempreché si stanzino i necessari fondi. Per la prossima legislatura non si dovranno varare riforme ma ci si dovrà dedicare a ricostruire la professionalità dei docenti nel prestigio, nella retribuzione, nella previdenza e soprattutto nella salute. Dal ’68 a oggi abbiamo trasformato il magis-ter in minus-ter seppellendolo di stereotipi. Dopo mezzo secolo di denigrazioni e angherie non possiamo che ripartire da zero, dedicando un intero lustro a ricostruire sulle macerie della scuola.
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