Tra le tante proposte per una buona scuola contenute nel piano renziano, non mancano passaggi che lasciano perplessi.
Come, ad esempio, quello per le LIM, le lavagne interattive multimediali, che il piano del Governo definisce “tecnologie troppo ‘pesanti’, che hanno da una parte ipotecato l’uso delle nostre risorse per innovare la didattica, dall’altra parzialmente ‘ingombrato’ le nostre classi, spaventando alcuni docenti”. Sembrerebbe insomma che siano da superare, da abbandonare, per lasciar posto a strumentazioni tecnologiche più leggere e flessibili. Insomma, LIM in soffitta?
Probabilmente il riferimento alternativo alle LIM a cui si pensa è il tablet, la strumentazione individuale che si sta facendo strada tra gli studenti italiani, anche in funzione didattica. Ebbene, puntare sui tablet è sacrosanto, per le potenzialità dello strumento e per il fatto che quasi tutti i ragazzi già lo possiedono (così lo Stato interviene solo per gli incapienti, con un risparmio notevole di risorse e un accorciamento dei tempi di generalizzazione dell’innovazione tecnologica). Ma l’uso del tablet è davvero alternativo alle LIM?
Le Lavagne Interattive Multimediali infatti sono strumentazioni per la classe, non per il singolo, hanno una funzione di interazione con il gruppo e di partecipazione collettiva.
Si tratta, piuttosto, di formare i docenti, di sostenere la produzione di software e di attivare il loro uso in collegamenti a banda larga con internet.
A queste condizioni difficilmente le LIM spaventeranno i docenti.
(da TuttoscuolaNEWS)
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