Gilda

lunedì 26 gennaio 2015

Italia e Germania. Il confronto evidenzia profonde differenze



 L’Aula Magna dell’Università LUISS di Roma ha ospitato la scorsa settimana il convegno di presentazione della ricerca, promossa congiuntamente dall’Associazione TreeLLLe e dalla Fondazione Rocca, intitolata “Educare alla cittadinanza, al lavoro e all’innovazione: il modello tedesco e proposte per l’Italia”.

Al convegno hanno partecipato, oltre ad autorevoli esperti e ricercatori, il ministro del lavoro italiano, Giuliano Poletti, e il segretario del ministero federale dell’educazione tedesco, Georg Schutte. Assente per impegni parlamentari il ministro Stefania Giannini, rappresentata dal capo di gabinetto del Miur Alessandro Fusacchia.

Opportunamente, ci sembra, i relatori hanno evidenziato le caratteristiche peculiari del modello educativo/formativo tedesco, che lo rendono difficilmente trasferibile in Italia. Sulle differenze hanno insistito, in particolare, Alessandro Cavalli e Giorgio Allulli: diverso è il contesto istituzionale (in Germania l’istruzione è di competenza dei Laender, la formazione è regolata a livello federale, il contrario di quanto avviene in Italia), diverso il contesto sociale (il dialogo e la compartecipazione tra le parti sociali prevalgono sul conflitto); diverso il contesto culturale, i valori condivisi (il senso del dovere, la considerazione sociale e l’etica del lavoro); diversa, infine, la stabilità politico-istituzionale (basti pensare a quanti ministri dell’istruzione ha avuto l’Italia nel dopoguerra).

Ben diverse infine, come hanno mostrato i contributi di Attilio Oliva e Rodolfo Zich, le risorse pubbliche e soprattutto private che vengono investite in educazione, formazione e ricerca, non tanto a livello di scuola primaria e secondaria (dove la spesa per alunno non è molto diversa) quanto per l’istruzione superiore, universitaria e non, e per la ricerca scientifica, dove l’Italia può schierare come unico esempio positivo quello dell’IIT (Istituto Italiano di Tecnologia) di Genova a fronte di università e centri di ricerca sottofinanziati e ingessati dall’alleanza conservatrice tra burocrati e baroni che non dà spazio ai giovani, anche se di talento.
(da TuttoscuolaNEWS)

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