L’assemblea nazionale della Gilda degli Insegnanti, dopo un ampio dibattito tra i delegati provenienti da tutta Italia, ha approvato all’unanimità un documento che esprime la contrarietà del sindacato alla regionalizzazione e chiama tutti i docenti alla massima mobilitazione.
“I progetti di autonomia differenziata, così come presentati da Veneto e Lombardia e anche dall’Emilia Romagna, afferma l’assemblea nazionale - sono da combattere perché segnano un ulteriore scardinamento del ruolo istituzionale e costituzionale della scuola pubblica statale”.
“Le richieste di autonomia differenziata e di regionalizzazione delle istituzioni scolastiche risultano particolarmente pericolose e inaccettabili perché accentuerebbero la diversità di opportunità formative, già posta in essere dall’autonomia scolastica, offerte alle allieve e agli allievi della scuola italiana. Non è un caso - spiega la Gilda - che sia il Veneto sia la Lombardia intendano non solo regionalizzare il personale della scuola statale e gli uffici territoriali del Miur, ma farlo da subito con i dirigenti scolastici, che diventerebbero così emanazione diretta delle scelte amministrative e politiche regionali”.
Contraria a qualunque declinazione della scuola in chiave aziendalista, la Gilda ribadisce che il sistema di istruzione pubblica e statale deve rimanere un’istituzione della Repubblica italiana e respinge ogni tentativo di trasformarla in un mero servizio rivolto a utenti o clienti rappresentati da famiglie e studenti. In tale senso, secondo il sindacato guidato da Rino Di Meglio, alle studentesse e agli studenti, che sono prima di tutti cittadine e cittadini, non devono essere trasmesse sterili competenze, destinate inesorabilmente all’obsolescenza, ma conoscenze e saperi. “Crediamo che tornare a parlare di programmi di studio nazionali, superando le logiche delle astratte indicazioni nazionali, - si legge nel documento - sia una battaglia da intraprendere”.
“L’autonomia scolastica, basata sul rafforzamento dirigenziale, sta limitando di fatto la libertà di insegnamento sancita dall’art. 33 della Costituzione. Le interferenze del potere locale - conclude la Gilda - potrebbero ulteriormente limitarla e ciò sarebbe assolutamente intollerabile”.
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