Gilda

sabato 24 dicembre 2016

Usare i soldi della card per il contratto: la Gilda spiega la proposta


 Venerdì, 23 Dicembre 2016 
su La Tecnica della Scuola

Dal prof. Gianluigi Dotti, responsabile del Centro studi nazionale della Gilda degli Insegnanti riceviamo un chiarimento relativo ad un nostro precedente articolo sull'argomento.
Il fatto che i nostri articoli suscitino dibattito non può che farci piacere.


Egregio Reginaldo Palermo, vice-direttore di Tecnica della scuola,

ho letto con interesse il suo articolo che solleva dubbi sulla proposta della Gilda di utilizzare i fondi della legge 107/2015 per il rinnovo del CCNL scaduto oramai da 7 anni e non condividendo il suo argomentare cerco di spiegare perché la proposta è utile ai docenti.

Inizio con sottolineare la modalità con la quale la 107/2015 ha elargito ed elargirà ogni anno i circa 700ml di euro per formazione e aggiornamento, bonus merito e alternanza scuola/lavoro. La modalità scelta dal precedente Governo rientra, a mio parere, nella logica della “ benevola concessione” del potere paternalistico e non di un moderno sistema di relazioni con le parti sociali e le associazioni professionali. Una sorta di “erogazione liberale”di risorse senza alcuna contrattazione con i rappresentanti dei docenti che risponde ad un preciso progetto politico, quello cioè di delegittimare le organizzazioni degli insegnanti e parallelamente di creare consenso politico per il governo di turno.

Purtroppo per il governo, e per tutti gli insegnanti, la realizzazione di questo progetto si è rilevata decisamente complicata, mi limito solo a ricordare, perché sotto gli occhi di tutti, le problematiche e le incombenze burocratiche legate alla card per la formazione e l’aggiornamento, il malcontento e le divisioni create nelle scuole dalla distribuzione del bonus merito e le difficoltà nello svolgere il monte ore obbligatorio dell’alternanza scuola/lavoro. Quindi come ha recentemente affermato l’ex Presidente del Consiglio un investimento consistente di risorse che ha avuto l’effetto di scontentare tutti.

Per entrare nel merito delle cifre, poi, se è vero che tutto ciò che viene messo nello stipendio è tassato possiamo constatare che sui fondi del bonus per il merito e dell’alternanza scuola/lavoro sono già applicate le regolari aliquote, quindi si tratterebbe di tassare solo i 380ml della card. A parziale recupero però e a tutto vantaggio del docente c’è il fatto che gli emolumenti inseriti nello stipendio sono pensionabili, il che con il regime previdenziale in vigore è molto utile.

Per incentivare la formazione, al posto della card, si potrebbero studiare altre forme come, ad esempio, prevedere periodi sabbatici (vedi Bolzano) e la defiscalizzazione delle spese per la formazione e l’aggiornamento. In questo modo verrebbero meno anche tutte le problematiche legate alla card (la complessità della procedura, l’esiguità dei centri d’acquisto e la burocratizzazione della piattaforma) e quelle legate al bonus del merito (criteri fantasiosi e divisivi, competizione improduttiva, sospetti di clientele).

Aggiungo che nelle decine di assemblee che ho tenuto in tutta Italia ho incontrato migliaia di docenti con i quali ho discusso di questa proposta ed ho trovato ampia condivisione. Nel sondaggio commissionato dalla Gilda alla SWG risulta che solo il 29% dei docenti condivide la card formazione nella formulazione della 107/2015, mentre ben il 44% preferirebbe specificamente che i 500 euro fossero messi nello stipendio.

Concludo con la constatazione che gli 85 euro lordi promessi dall’intesa tra l’ex-governo e i sindacati confederali, se tutto andrà bene, noi insegnanti li avremo nello stipendio nel 2018/2019, mentre se si utilizzassero le somme della 107/2015 i docenti avrebbero già nel 2017 un aumento di circa 90 euro lordi; aumento al quale entro il 2018 si sommerebbero gli 55 euro che porterebbero il tutto a 140 euro di aumenti lordi mensili a regime.

Prof. Gianluigi Dotti
Responsabile del Centro studi nazionale della Gilda degli Insegnanti

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