Sulla questione delle norme disciplinari, c’è la necessità di sganciarle dal dirigente scolastico e istituire un giudice terzo nei procedimenti a carico dei docenti per garantire anche a loro, come avviene nelle altre amministrazioni, un ufficio disciplinare indipendente. Inoltre, sul fronte del bonus del merito non è accettabile la presenza di genitori e alunni nel comitato di valutazione. A dirlo è stato Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, durante il discorso all’assemblea nazionale del sindacato in corso a Salerno.
Parlando della presenza di studenti e componenti delle famiglie nel gruppo prescelto per dettare le regole sulla valutazione degli insegnanti, introdotta dalla Legge 107 del 2015, il sindacalista della Gilda è stato particolarmente severo: “si tratta di un’offesa cocente alla dignità dei docenti ai quali deve essere garantita la libertà di insegnamento”.
Autonomia scolastica e legge 107/2015: due ferite profonde
Di Meglio ha fatto anche il punto della situazione sul fronte delle riforme di settore: “L’autonomia scolastica prima e la legge 107/2015 dopo – ha detto – hanno inferto ferite profonde al nostro sistema scolastico: è tempo che la politica si impegni in un’analisi concreta e seria per trovare una via di uscita. Non chiediamo necessariamente un ritorno al passato, ma vogliamo che al futuro della scuola sia data una speranza di cambiamento”.
“Il fatto che dei 57mila posti disponibili per le immissioni in ruolo meno della metà siano stati coperti – ha continuato il sindacalista autonomo – è la dimostrazione del malfunzionamento della macchina amministrativa di cui sono responsabili la legge 107/2015 e la riforma dell’autonomia scolastica che ha voluto smantellare l’amministrazione centrale”.
Il reclutamento fa acqua da tutte le parti
Rivolgendosi alla platea di delegati provenienti da tutta Italia, il coordinatore nazionale della Gilda si è soffermato, poi, sul tema del reclutamento, definendolo “uno dei tanti tasselli della legge 107 che fa acqua da tutte le parti”.
“Il sistema dei concorsi previsto dalla cosiddetta Buona Scuola, che prevede un percorso di 3 anni, è estremamente macchinoso e, dunque, destinato a fallire. A breve presenteremo una proposta di legge alla quale stiamo lavorando per semplificare la procedura”, ha concluso Di Meglio.
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