Gilda

venerdì 15 febbraio 2019

Contro la regionalizzazione del sistema di istruzione. Appello dei sindacati scuola e delle associazioni scolastiche per fermare la regionalizzazione del sistema di istruzione


Come è noto, le Regioni Emilia Romagna, Lombardia e Veneto hanno, tra l’altro, chiesto al Governo forme ulteriori e condizioni specifiche di autonomia in materia di istruzione e formazione. 


L’obiettivo è quello di regionalizzare la scuola e l’intero sistema formativo
 tramite una vera e propria “secessione” delle Regioni più ricche, che 
porterà a un sistema scolastico con investimenti e qualità legati alla 
ricchezza del territorio. 

Si avranno, come conseguenza immediata, inquadramenti contrattuali del
personale su base regionale; salari, forme di reclutamento e sistemi di
valutazione disuguali; livelli ancor più differenziati di welfare studentesco e
percorsi educativi diversificati. Di fatto viene meno il ruolo dello Stato come
garante di unità nazionale, solidarietà e perequazione tra le diverse aree del
Paese; ne consegue una forte diversificazione nella concreta esigibilità
 di diritti fondamentali.


La proposta avanzata dalle Regioni si basa sulle previsioni contenute nell’art. 
116 della Costituzione, modificato dalla riforma del Titolo V approvata nel 
2001, che consente a ciascuna Regione ordinaria di negoziare particolari e
 specifiche condizioni di autonomia. Fino ad oggi quelle disposizioni non erano
 mai state applicate, essendo peraltro già riconosciute alle Regioni potestà 
legislativa regionale esclusiva e concorrente in molte materie; ora invece,
 nelle richieste avanzate da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, gli 
effetti dell´autonomia regionale ulteriormente rinforzata investono l’intero
 sistema dell’istruzione con conseguenze gravissime. Vengono meno principi
 supremi della Costituzione racchiusi nei valori inderogabili e non negoziabili 
contenuti nella prima parte della Carta costituzionale, che impegnano lo 
Stato ad assicurare un pari livello di formazione scolastica e di istruzione a 
tutti, con particolare attenzione alle aree territoriali con minori risorse disponibili
 e alle persone in condizioni di svantaggio economico e sociale.


La scuola non è un semplice servizio, ma una funzione primaria garantita dallo 
Stato a tutti i cittadini italiani, quali che siano la regione in cui risiedono, il loro 
reddito, la loro identità culturale e religiosa.   


L’unitarietà culturale e politica del sistema di istruzione e ricerca è 
condizione irrinunciabile per garantire uguaglianza di opportunità alle
 nuove generazioni nell’accesso alla cultura, all’istruzione e alla formazione 
fino ai suoi più alti livelli.


Forte è la preoccupazione che l’intero percorso venga gestito con modalità
 che non consentono un´approfondita discussione di merito, dal momento 
che le Camere potrebbero essere chiamate non a discutere e a valutare
, ma unicamente a pronunciarsi su ciò che le Regioni richiedenti e il Governo
 avranno precedentemente sottoscritto; tutto ciò con vincoli giuridici decennali. 


Con l’introduzione dell’autonomia differenziata, che destruttura il modello 
configurato dalla Costituzione Repubblicana, si portano a compimento scelte 
politiche che più volte negli ultimi anni hanno indebolito le condizioni di
 vita delle persone e della società.


A nulla valgono le rassicurazioni circa il fatto che alcune Regioni 
richiedenti non avrebbero in termini finanziari niente di più di quello che oggi 
spende lo Stato per i servizi trasferiti. Quelle Regioni insistono in realtà 
nel voler stabilire i trasferimenti di risorse sulla base della riduzione del 
cosiddetto “residuo fiscale”, cioè la differenza fra gettito fiscale 
complessivo dei contribuenti di una regione e restituzione in termini di
 spesa per i servizi pubblici. 


Sarà quindi inevitabile l´aumento del divario tra nord e sud e tra i settori 
più deboli e indifesi della società e quelli più abbienti. In tale contesto, 
dunque, una scuola organizzata a livello regionale sulla base di specifiche 
disponibilità economiche, rappresenta una netta smentita di quanto 
sancito dagli articoli 3, 33 e 34 della Costituzione a fondamento del 
principio di uguaglianza, cardine della nostra democrazia, e lede 
gravemente altri principi come quello della libertà di insegnamento.


La scuola della Repubblica, garante del pluralismo culturale e preposta a
 rimuovere ogni ostacolo economico e sociale è, e deve essere, a carico 
della fiscalità generale nazionale, semplicemente perché esprime e soddisfa 
l’interesse generale. 


Un Paese che voglia innalzare il proprio livello d´istruzione generale deve
 unificare, anziché separare: unificare i percorsi didattici, soprattutto nella 
scuola dell’obbligo; garantire, incrementandola, l’offerta educativa e 
formativa e le possibilità di accesso all’istruzione fino ai suoi livelli più 
elevati; assicurare la qualità e la quantità dell´offerta di istruzione e
 formazione in tutto il Paese, senza distinzioni e gerarchie. 


Regionalizzare la scuola e il sistema educativo e formativo significa prefigurare
 istituti e studenti di serie A e di serie B a seconda delle risorse del territorio;
 ignorare il principio delle pari opportunità culturali e sociali e sostituirlo con 
quello delle impari opportunità economiche; disarticolare il CCNL
 attraverso sperequazioni inaccettabili negli stipendi e negli orari dei 
lavoratori della scuola che operano nella stessa tipologia di istituzione 
scolastica, nelle condizioni di formazione e reclutamento dei docenti, nei 
sistemi di valutazione, trasformati in sistemi di controllo; subordinare 
l’organizzazione scolastica alle scelte politiche - prima ancora che economiche -
 di ogni singolo Consiglio regionale; condizionare localmente gli organi 
collegiali. Significa in sostanza frantumare il sistema educativo e formativo
 nazionale e la cultura stessa del Paese. Questa frammentazione sarà foriera
 di una disgregazione culturale e sociale che il nostro Paese non 
potrebbe assolutamente tollerare, pena la disarticolazione di un tessuto già
 fragile, fin troppo segnato da storie ed esperienze non di rado contrastanti e 
divisive. 


Per questo lanciamo il nostro appello ad un generale e forte impegno civile e 
culturale, affinché si fermi il pericoloso processo intrapreso e si avvii
 immediatamente una confronto con tutti i soggetti istituzionali e sociali.


Di fronte ai pericoli della strada intrapresa, intendiamo mobilitarci, a partire
 dal mondo della scuola, perché si apra un grande dibattito in Parlamento e
 nel Paese, che coinvolga i soggetti di rappresentanza politica e sociale 
e tutti i cittadini, come si richiede per una materia di tale importanza per la
 vita delle persone e dell’intera comunità nazionale.


Contrastare la regionalizzazione dell’istruzione in difesa del principio 
supremo dell’uguaglianza e dell’unità della Repubblica è un compito primario 
di tutte le forze politiche, sindacali e associative che rendono vivo e vitale
 il tessuto democratico del Paese.


Roma, 14 febbraio 2019


                                                                       ADERISCI!

                                                                  #RestiamoUniti


Promotori


Sindacati: Flc CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola RUA, Gilda Unams, SNALS Confsal, 
Cobas, Unicobas Scuola e Università. 

Associazioni: Associazione Nazionale Scuola per la Repubblica, AIMC,
 CIDI, MCE, UCIIM, IRASE, IRSEF IRFED, Proteo Fare Sapere, Associazione
Unicorno-L’altra Scuola, Link, Lip scuola, Manifesto dei 500, Rete degli
studenti medi, Rete della conoscenza, Unione degli Studenti, Uds, Udu.






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