Gilda

giovedì 30 gennaio 2020

Concorso scuola, è rottura tra Miur e sindacati. Gilda: “Pronti alla mobilitazione”





  La Tecnica della Scuola  

“L’Amministrazione ha risposto con una chiusura

 totale su tutte le principali questioni politiche che

 abbiamo sollevato: a questo punto, venuti meno 

gli accordi sottoscritti nell’intesa siglata con lo 

scorso Governo, si fa sempre più concreto un 

ritorno alla mobilitazione”.
Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale 
della Federazione Gilda-Unams, commenta 
l’esito del confronto, iniziato ieri e conclusosi
 oggi al ministero dell’Istruzione, riguardo i 
bandi dei concorsi ordinari e straordinari.

Questi i nodi principali sui quali il ministero si è dimostrato irremovibile:
  • possibilità per i docenti con 3 anni di servizio o più su sostegno senza specializzazione di partecipare alla procedura per la classe di concorso da cui sono stati nominati;
  • richiesta del bando con la procedura ai soli fini abilitanti prevista dal Decreto 126/2019, con indicazione di un termine entro cui avviare il confronto;
  • valorizzare con punteggio superiore gli anni di servizio;
  • pubblicazione della banca dati dei quesiti.

Concorso scuola, le intenzioni del Miur

Secondo quanto riferito dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, entro febbraio verranno banditi tre concorsi.
Si partirà con un concorso straordinario per 24mila posti con i vincitori che andranno in cattedra entro il primo settembre, poi un concorso ordinario per la scuola secondaria di primo e secondo grado e, infine, un concorso ordinario per la scuola dell’infanzia.

“I concorsi vanno fatti dove c’è bisogno”

“I concorsi verranno banditi dove ci sono posti e non aspiranti”, ha aggiunto la ministra. “Al Sud le graduatorie sono piene, al Nord vuote; i concorsi vanno fatti dove c’è bisogno”.
Su questo argomento la Azzolina ha inteso completare il suo pensiero: “io non penso che gli insegnanti debbano essere reclutati dalle Regioni, sono dipendenti dello Stato e devono essere reclutati dallo Stato”. Netta la sua posizione sulla continuità didattica: “nel decreto scuola è stato previsto che bisogna restare in quel posto almeno 5 anni”.

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