Gilda

mercoledì 23 novembre 2016

Buona Scuola è chi Buona Scuola fa, non chi Buona Scuola dice

Il fallimento completo di un ministero che ha anche, con i concorsi, bocciato se stesso



di Antonio Antonazzo su Professione Docente



Ad un anno esatto dall’avvio del piano straordinario di assunzioni previsto dalla legge 107 - la cosiddetta buona scuola – la quale, prevedendo circa 100.000 assunzioni e l’avvio di nuovi concorsi, avrebbe dovuto porre rimedio al problema del precariato scolastico, i risultati sono davanti agli occhi di tutti: un fallimento completo.
E’ sufficiente fare un giro in una qualsiasi delle istituzioni scolastiche d’Italia per rendersi conto di come la scuola abbia ancora bisogno di decine di migliaia di precari per poter garantire un regolare avvio dell’anno scolastico.
Non solo, le lungaggini e la miriade di provvedimenti presenti nei piani straordinari di assunzioni e di mobilità stanno ritardando tutte le procedure preliminari, indispensabili per nominare i supplenti sui posti che sono ancora vacanti con il risultato che ancora oggi ovunque ci troviamo di fronte a scuole che operano con orario ridotto, ad alunni senza docenti di matematica o inglese e, soprattutto, ad una miriade di alunni che, per legge, avrebbero diritto ad essere accompagnati nel loro iter scolastico e invece sono ancora in attesa di un docente che li possa guidare nel loro percorso di inclusione e di apprendimento.
E non finisce qui. Ad anno scolastico iniziato, hanno fatto le così dette assegnazioni provvisorie che hanno consentito a migliaia di docenti di avvicinarsi a casa con un’ulteriore girandola di insegnanti; senza contare poi che, a causa di tutto ciò, non si è ancora provveduto all’aggiornamento delle graduatorie di istituto con il risultato che, quando ciò verrà fatto, le nomine di supplenti eseguite nel frattempo dovranno essere riviste a cascata.
Che dovesse finire così, lo sapevamo tutti. Solo chi la scuola la mastica poco poteva immaginare che un fenomeno complesso e trascurato per anni, quale è quello del precariato, potesse risolversi con un colpo di bacchetta magica.
La Gilda aveva detto in tutte le sedi istituzionali e in tutti i suoi interventi sui media che il piano di assunzioni così come era stato predisposto non avrebbe funzionato. Si capiva lontano un miglio che la soluzione proposta era solo una soluzione di facciata, buona soltanto a consentire al Ministro o al Presidente del Consiglio di turno di poter dire in televisione che non ci sarebbero mai più stati precari nelle nostre scuole.
Dietro la facciata però c’è la realtà e nessun proclama, seppur ripetuto mille volte, potrà mai essere veramente risolutivo.
Il piano straordinario di assunzioni non è fallito in corso d’opera, è fallito sin dalla partenza perché era stato progettato male. Infatti, invece di partire dalla realtà delle nostre scuole e mettere in piedi un serio piano di assunzioni articolato in due/tre anni, la scelta è stata di prediligere la soluzione ad effetto consistente nell’azzeramento delle Graduatorie Ad Esaurimento, le famigerate GAE.
Il fatto è che la maggior parte degli iscritti nelle GAE delle varie province italiane apparteneva a classi di concorso sature al punto che chi vi era inserito con bassi punteggi, non aveva nemmeno la garanzia di poter ottenere una supplenza temporanea sulla propria materia di insegnamento.
E così le scuole avevano bisogno – e con delibera ufficiale del Collegio dei Docenti avevano richiesto – di insegnanti di inglese, di francese, di matematica, di materie tecniche... e si son visti assegnare docenti di diritto, di educazione musicale e artistica....
E’ evidente quindi che i posti che erano vacanti lo scorso anno, lo sarebbero stati ancora oggi, ed è per questo che la “supplentite” è ancora in piena attività e che la legge 107 non è stata di sicuro una cura efficace. Anzi...
Infatti, molti di coloro che oggi sono di ruolo nelle nostre scuole e che sono impegnati in miriadi di attività di supporto alle attività didattiche, in precedenza, per poter lavorare avevano accettato una nomina sul sostegno garantendo così un servizio essenziale a tutte le istituzioni scolastiche. Molti di loro, pur non avendo avuto l’opportunità di conseguire il titolo di specializzazione, avevano negli anni acquisito una certa professionalità a tutto vantaggio dei ragazzi che avevano in assegnazione.
Adesso questa “riserva” non c’è più e ciò spiega perché molti alunni disabili sono ancor oggi privi di insegnante, senza contare poi che chi verrà chiamato in seguito, avrà certamente meno esperienza rispetto ai colleghi degli anni passati.
Il Governo pensava di eliminare la “supplentite” anche facendo ricorso a nuovi concorsi ordinari indetti per quelle classi di concorso non interamente coinvolte nel piano straordinario di assunzioni.
Anche qui, solo facciata.
Il concorso, al pari del piano straordinario di assunzioni, è stato un flop totale: la disorganizzazione, la carenza di fondi per incentivare i docenti a fare domanda di commissario e soprattutto la fretta di voler a tutti i costi finire in tempo per l’inizio dell’anno scolastico in modo da poter sbandierare ai quattro venti questo risultato, hanno portato ai pasticci e al disastro che vari giornali hanno raccontato a fine estate.
Tutti i commenti sono stati unanimi, le prove, in genere, non erano particolarmente difficili, ma il tempo a disposizione era assolutamente insufficiente: 17 minuti per compilare un’unità didattica quando ogni docente sa che per farla bene occorre un tempo almeno doppio.Senza contare poi i disguidi e i problemi legati a computer che si impallavano nel bel mezzo di una domanda e che costringevano i concorrenti a ricominciare daccapo.
Ovvio che la percentuale di bocciati sia stata così elevata ( circa il 50% ).
Se a questo aggiungiamo la fretta con la quale i commissari – su spinta del ministero – hanno corretto le verifiche, capiamo anche tutti gli errori e discrepanze che hanno portato i vari USR a ricompilare più volte la stessa graduatoria.
Il paradosso di tutto ciò è che con questo concorso, il MIUR ha bocciato se stesso.
A questo concorso infatti, per la prima volta, potevano partecipare soltanto coloro che avevano superato una procedura abilitante ( pagandola di tasca loro). I candidati quindi, erano tutti stati selezionati e dichiarati abili all’insegnamento dopo aver superato un vero e proprio concorso, valido però, solo per il conseguimento dell’abilitazione.
In altre parole, tutti i concorrenti erano già stati valutati dal MIUR e tutti avevano ricevuto il via libera da parte di quello stesso ministero che, pochi mesi dopo, li ha sonoramente bocciati.
A questo punto, o il MIUR non sa formare i propri insegnanti, o la procedura concorsuale messa in atto non è idonea per selezionare il corpo docente. In entrambi i casi la responsabilità del MIUR risulta evidente.
Dovrebbe essere altrettanto chiaro chi dovrebbe pagarne le conseguenze.....

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